#BlacKkKlansman (Regia: Spike Lee. Con: John David Washington, Adam Driver, Topher Grace, Corey Hawkins, Laura Harrier, Ryan Eggold, Jasper Pääkkönen, Ashlie Atkinson, Michael Buscemi, Paul Walter Hauser, Harry Belafonte, Alec Baldwin. Genere: Biografico, Commedia, Drammatico, Thriller)
Praticamente impossibile pronunciare in modo sciolto il titolo di questo film. Dite che andare a vedere l’ultimo di Spike Lee, ma fatelo assolutamente, a costo di ripiegare sul cine-turismo.
Perché nei momenti storici in cui su troppi temi prevale l’irrazionalità e la violenza (verbale e anche fisica) devono soccorrere, per noi umani, momenti di riflessione. Servono le parole, i libri, il cinema. Il cinema serve moltissimo a pensare, non solo a passare un pomeriggio o ad avere una poltrona comoda dove mangiare pop corn (scusate la ramanzina…).
Queste due ore saranno ben impiegate, perché ci raccontano vicende lontane 40 anni, dimostrandoci però che quel clima, quei sentimenti conflittuali sono ancora attuali. Ci raccontano la storia vera di un poliziotto nero del dipartimento di Polizia di Colorado Springs negli anni 70, quando le forze dell’ordine erano rigorosamente tendenti al bianco.
Ron è il primo in tutto: il primo nero di quel commissariato, il primo nero di una squadra speciale, il primo nero ad infiltrarsi nel cuore del Ku Klux Klan. Naturalmente usando solo la voce, celandosi dietro la controfigura di un collega con il colore giusto, Flip.
Anche Flip però appartiene ad una “categoria” detestata e “a rischio”: è di origine ebraica. In quell’avventurosa operazione, condotta per smascherare i crimini dell’organizzazione delle croci incendiate, i due detective si devono nascondere, devono mostrare un’apparenza ingannevole di sé per ottenere la fiducia di quegli estremisti, trarli in inganno, tendere loro un tranello per coglierli con le mani (piene di esplosivo contro un obiettivo nero) nel sacco.
La trama del film è emozionante e brillante, per di più sapendo che quello che si vede è storia di vita vera. Il personaggio principale è un ragazzo indomito, vincente: affronta la discriminazione con ironia e convinzione di sconfiggerla, si fida delle sue forze, non ha paura dell’”avversario” perché in fondo ne conosce la debolezza. Il regista poi è bravissimo nel dipingere con precisione gli ambienti dove quel folle razzismo si alimenta di ignoranza, cibo spazzatura, passione idiota per le armi e le bombe.
Ed è equilibrato nel descrivere, parallelamente, il fanatismo del movimento antagonista, quello universitario del “potere nero”. In questo sta la grandezza del film: Spike Lee critica con decisione ogni forma estrema di manifestazione del pensiero, la necessità di dovere trovare un nemico per affermare la propria individualità, lo stereotipo del conflitto violento bianchi contro neri, il concetto stesso che esista una “razza” che distingua gli uomini, rendendoli a seconda delle epoche storiche giusti o sbagliati.
Ecco perché è necessario vederlo oggi.
Il razzismo, in tutte le direzioni, è un’arma di distrazione di massa e per sottrarsi occorre azionare quel prezioso strumento così tipicamente umano che si chiama pensiero.
Non perdete alla fine il raffinato parallelismo con i tempi di oggi, l’affermazione che quella stupidità non è finita, ma anzi ha trovato un nuovo rinascimento (al contrario).
5 ciak da Decima Musa a Spike Lee.
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