Sanita’, l’Abruzzo entra nell’area critica. È questa la novità di quest’anno, anche se c’erano già tutti i segnali per prevederlo. Ma adesso è ufficiale: a rilevarlo la quinta edizione (2017) del ranking dei Servizi Sanitari Regionali, elaborata nell’ambito del progetto “Una misura di Performance dei Ssr”, condotta dal Crea Sanità – Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in sanità). Calabria, Abruzzo, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Molisevengono inserite nell’area più sofferente, mentre Lazio, Sardegna, Marche, P.A. di Bolzano, Valle d’Aosta, Sicilia, Umbria, Piemonte, Campania, Provincia autonoma di Trento e Basilicata si posizionano in un’area intermedia.
Nell’area d’eccellenza si trovano invece, dopo la Toscana, cinque regioni: Lombardia, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna.Rispetto allo scorso anno, le new entry nel fondo classifica, la cosiddetta area critica sono proprio l’Abruzzo e il Friuli, mentre esce la Campania, che con Lazio, Sardegna, Marche, Provincia autonoma di Bolzano, Valle d’Aosta, Sicilia, Umbria, Piemonte, Basilicata e Provincia autonoma di Trento vanno a finire nel purgatorio della sanità, la cosiddetta fascia intermedia.
La sanità italiana è quindi ancora divisa in tre ‘tronconi’. E la separazione tra Nord e Sud è nettissima anche se si sta gradualmente assottigliando. Infatti il gap, secondo il Crea, in termini di misura di Performance tra il Servizio sanitario regionale “migliore” ed il “peggiore” si sta riducendo, oscillando da un massimo di 0,54 ad un minimo di 0,38.
Lo studio del Crea ha come obiettivo quello di contribuire alla valutazione della Performance dei Servizi sanitari regionali, allargando lo spettro di analisi agli impatti della spesa privata e in generale agli outcome di salute della popolazione; rappresenta quindi una modalità “terza” di valutazione complessiva della Sanità regionale, che ambisce a fornire una indicazione sul livello di legittima aspettativa del cittadino nei confronti della Salute, a seconda della regione in cui risiede. Si tratta, in pratica, di un metodo di valutazione multi-dimensionale che mette a confronto le valutazioni di diversi stakeholder del sistema, producendo un indice sintetico di Performance per ogni Servizio sanitario regionale. Il ranking è prodotto, pertanto, da un Panel qualificato che conta 102 rappresentanti delle diverse categorie di stakeholder: ‘Utenti’, ‘Management aziendale’, ‘Professioni sanitarie’, ‘Istituzioni’ e ‘Industria medicale’.
Le dimensioni prese in considerazione sono quella Sociale (equità), Economico Finanziaria, Appropriatezza ed Innovazione (quest’ultima inserita per la prima volta in questa edizione).
L’assessore alla Sanità Silvio Paolucci
Secondo il Crea, dai risultati dello studio emerge con nettezza una netta differenziazione sul giudizio dato agli indicatori di spesa: per i partecipanti al Panel che provengono dalle Regioni in Piano di Rientro, una minore spesa è “sinonimo” di migliore Performance, mentre per quelli provenienti dalle Regioni in sostanziale equilibrio, la maggiore spesa non pregiudica a priori la Performance. Aspetto, questo, spiegano al Crea, che si traduce in un potere ‘salvifico’ delle Regioni (tipicamente) meridionali, che hanno una spesa inferiore alla media, quanto in una (implicita) dimostrazione di consapevolezza, da parte di chi dispone di più risorse, del fatto che tale disponibilità può tramutarsi in una maggiore Performance di sistema”.
Per l’Abruzzo a guida Luciano D’Alfonso, che è da poco uscito dal commissariamento ma non ancora dal piano di rientro, si tratta di una nuova, sonora bocciatura. Che si somma a quella della difficilissima situazione finanziaria dovuta alla mancata approvazione dei consuntivi, a partire dal 2013: insomma un mix molto pericoloso.
Ma il dato di fatto è che la composizione del gruppo delle Regioni che permangono, anno dopo anno, nell’area dell’eccellenza (Toscana, Lombardia, Liguria, Veneto ed Emilia Romagna), così come quella del gruppo, numericamente rilevante, delle Regioni che rimangono nell’area critica (Calabria, Abruzzo, Puglia, Friuli Venezia Giulia e Molise), resta sostanzialmente stabile.
ps: E visto che per uscire dal piano di rientro l’Abruzzo impiegherà probabilmente i prossimi due anni, è scontato che nell’area critica ci rimanga ancora a lungo.