Gioco d'azzardo e giovani: che succede in Italia?


Lavenia: "Dovremmo comprendere cosa stanno facendo i ragazzi con i loro smartphone. La distanza digitale sta creando la distanza relazionale"


di Redazione
Categoria: ABRUZZO
08/10/2018 alle ore 20:06



Secondo una recente ricerca dell'Associazione Nazionale Di.Te., che dal 2002 si occupa di Dipendenze Tecnologiche, Gioco d'Azzardo Patologico (GAP) e Cyberbullismo, condotta su un campione di 2.000 adolescenti tra i 14 e i 20 anni e adulti tra i 28 e i 55, equamente suddivisi in maschi e femmine, "un attimo" è la risposta che viene data dal 38% dei genitori, impegnati con il loro smartphone, ai figli, che chiedono semplicemente le loro attenzioni.

Ed ancora, il 22% dei genitori risponde con "Cosa?", il 15% non alza la testa dallo schermo ma rassicura con "Ti sto ascoltando", il 12% promette "Ora arrivo", l'11% sbuffa borbottando un faticoso "Dai, ho appena preso il cellulare in mano" ed il 2% esclama "Dimmi!".

Parole che rivelano quanto (e come) le distrazioni digitali da smartphone allontanino dalla relazione emotiva con i figli e dall'ascolto dei loro bisogni.

Ha dunque commentato Giuseppe Lavenia, psicologo, psicoterapeuta e presidente dell'Associazione Nazionale Di.Te.: “Si tratta di incoerenza digitale. Se i ragazzi riescono a fare più cose contemporaneamente, magari in modo approssimativo ma le fanno, i grandi quando sono concentrati sui loro schermi, difficilmente prestano attenzione ad altro. D'altronde, è comprensibile. I ragazzi sono nativi digitali, mentre gli adulti sono emigrati digitali e in alcuni casi, tardivi digitali, perché non riescono ad integrarsi con le nuove tecnologie”.

“Ma”, ha sottolineato Lavenia, “questo atteggiamento dei genitori fa sentire i figli non considerati. Possono percepirlo come una disconferma, ossia un "allora io per te non esisto, non valgo la tua attenzione" e pertanto ritirarsi lentamente in loro stessi”. Questo, va anche a scapito della fiducia in sé e dell'autostima dei figli.

Quando poi sono i genitori a chiedere l'attenzione dei figli colti davanti allo schermo dello smartphone, piovono giudizi. I ragazzi affermano che il 45% degli adulti utilizza l'incipit "Sempre con quel cellulare in mano", mentre il 20% impone "Spegni subito", il 12% ricorda "Quante volte ti ho detto che non devi usare il cellulare a tavola", il 13% interroga per sapere "Con chi parli sempre?", l'11% "Cosa stai facendo al cellulare?" e il 9% minaccia "Se continui così ti prendo il cellulare!".

Ha quindi aggiunto Lavenia: “Dovremmo cercare di comprendere cosa stanno facendo i ragazzi con i loro smartphone e in rete. Non è minacciando o imponendo soluzioni che si risolve il problema. Servono regole condivise, curiosità per attivare quella dei ragazzi a dare spiegazioni, momenti di detox da stabilire insieme. La distanza digitale sta creando una distanza relazionale”, suggerendo che prima che la situazione sfugga di mano sarebbe bene ritrovare un contatto.

E i ragazzi piegati sullo smartphone con le cuffiette alle orecchie, cosa rispondono ai genitori che chiedono la loro attenzione o una spiegazione al perché sono inermi sul letto o sul divano in quella posizione? Il 55% degli adolescenti replica con "L'ho appena acceso", il 16% si giustifica dicendo "Mi stavo annoiando", l'11% giura che "Sto solo ascoltando musica", l'8% promette "Un attimo e spengo", il 6% confessa che "Ero nervoso/a" e il 4%, probabilmente assordato dalla musica chiede di ripetere con "Cosa?".

Ha infine concluso Lavenia: “L'identità dei ragazzi passa anche dallo smartphone, ne dobbiamo prendere atto. Dobbiamo cercare di comprendere cosa fanno con questo strumento, e non giudicarli a priori. Dobbiamo aiutarli a trovare l'equilibrio tra schermo e realtà. Dobbiamo fare in modo che le loro emozioni non siano più dissociate dal corpo, come spesso purtroppo accade”.

Questa ricerca fa emergere dunque una realtà preoccupante, relativa alle parole dell'incoerenza digitale.

Cosa fa l'Associazione Nazionale Di.Te. - Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo

L'Associazione Nazionale Di.Te. ha l'obiettivo di indagare ed analizzare l’articolato mondo delle nuove dipendenze, tra cui anche quello dell'hikikomori. Accanto a questa attività di continuo studio e ricerca, l’Associazione inoltre è attiva concretamente con azioni formative, di sensibilizzazione e di prevenzione. Si occupa del trattamento delle dipendenze tecnologiche, del gioco d'azzardo patologico e dei fenomeni internet correlati, come il cyberbullismo. Promuove interventi finalizzati alla prevenzione e al contrasto di questi fenomeni, attraverso servizi di consulenza, informazione, divulgazione e sensibilizzazione in merito all'uso responsabile della rete e dei rischi ad essa collegati.

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