Figuracce, di quelle grosse come una casa. Protagonisti due sindaci. Ma la palma d’oro in questo caso tocca a quello dell’Aquila, Pierluigi Biondi che prima scalpita e fa di tutto per farsi candidare a presidente della Regione e poi, dopo che la Meloni gli chiude la porta in faccia, parla di sacrificio e scrive che rinuncia. Solo che gli aquilani, e gli abruzzesi tutti, non hanno l’anello al naso.
E poi c’è quello di Francavilla, Antonio Luciani, un altro che scapitava anzi scapita ancora per fare il candidato presidente, e si dimette, e poi ritira le dimissioni ma quando viene a sapere che il termine è il sei ottobre, medita di ripresentarle di nuovo, tanto poi può sempre ripensarci. E infiocchetta le sue decisioni e i suoi ripensamenti di “è la gente che me lo chiede”, “me lo chiede l’Europa” e meglio di lui nessuno. Insomma, ambizioni allo sbaraglio, sulla pelle dei cittadini.
E così Pierluigi Biondi, che lesto lesto quatto quatto si è precipitato a Roma a bussare alla porta di Giorgia Meloni per raccomandarsi come candidato presidente, una volta incassato il no (ci voleva qualcuno che glielo dicesse che rimandare L’Aquila al voto è indecente), ieri mattina si sveglia e che fa? Scrive un post su Facebook:
“Ringrazio ma vado avanti: la decisione l’ho presa durante la riunione per organizzare i primi passi del decennale del sisma”.
No, caro Biondi, la decisione non l’hai presa tu ma l’ha presa la Meloni.
Ma niente, lui va avanti sulla strada dell’arrampicamento sugli specchi:
“Troppi sentimenti, troppe passioni, troppe speranze. Prima ancora notti insonni, riflessioni profonde, discussioni in famiglia. Gli amici, le persone incontrate per strada, la gente normale. Quelli che ti invitano a farlo, perché non c’è mai stato un candidato presidente aquilano doc, quelli che ti dicono che è meglio di no, perché c’è tanto, tantissimo, ancora da fare. Gli uni e gli altri con le stesse ragioni. Qualcuno, meschinamente, ha tirato fuori questioni di poltrone e soldi. Io che la “poltrona” più bella del mondo ce l’ho già e che non ho chiesto manco il telefono di servizio o un centesimo di rimborso spese. L’avrei fatto per l’unico motivo che mi spinge a fare politica: l’amore per la mia terra. Non lo farò per lo stesso, unico, motivo. Ringrazio Giorgia Meloni per l’opportunità, per il suo affetto per L’Aquila e il cratere, per la sua costante attenzione. Ringrazio la comunità di Fratelli d’Italia per il lavoro che sta facendo, la sua classe dirigente, nazionale e locale”,
eccetera eccetera. Ringrazia la Meloni “per l’opportunità” ma dovrebbe ringraziarla per avergli dato il migliore consiglio che un politico possa dare a un aspirante candidato che guida, soltanto da un anno, la città terremotata e ancora alle prese con la ricostruzione e tantissimi altri problemi. Sull’amore per la sua terra, poi ci sarebbe da discutere.
L’altro, Antonio Luciani, due giorni fa ha scritto che ha bisogno di qualche altro giorno
“per completare il ragionamento riguardo al futuro. Vi chiedo pazienza, so di poter contare su di voi e sono convinto che capirete che ciò che faccio ha alla base il mio forte senso di responsabilità e l’assoluto altruismo. Grazie mille, un abbraccio a ognuno di voi”.
E insomma, Luciani è pronto a presentare nuovamente le dimissioni e tanto poi ci sarà sempre tempo per ritirarle, solo che in questo caso l’Avvocatura dice che le funzioni dovranno cessare completamente. Giusto il tempo per vedere cosa deciderà Giovanni Legnini.
ps: sempre per altruismo, eh, sempre per gli altri. I salvatori della patria.
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