È una questione di stile. E così, si va da piddino a piddino. Senza problemi e senza vergogna. Chissà, magari l'han fatto per dimostrare a tutti di quale sacra autonomia e di quanta sacra indipendenza siano capaci. Certo è che il Consiglio superiore della magistratura è riuscito nel capolavoro di eleggere al vertice l'unico (unico!) esponente politico di professione al suo interno.
Questione di stile, appunto. Che però, nello specifico, non pare certo uno stil novo, ma il vecchio e consolidato stile consociativo. Stile che ha consentito a David Ermini, deputato e responsabile giustizia del Pd nonché renziano di ferro, di sedersi sullo scranno occupato sino ad ieri dal suo collega di partito e futuro candidato Pd alle regionali d'Abruzzo, Giovanni Legnini. Esattamente da piddino a piddino.
Da Legnini a Ermini. Senza che il fatto abbia provocato alcun fiato o alcuna protesta o alcun democratico dubbio. Anzi. È stato quasi un voler battere un colpo in controtendenza. Un modo, forse, di dimostrare che ci sono santuari dove nulla cambia nonostante, fuori, stia già cambiando tutto. Certo, i 13 voti sufficienti a Ermini erano solo la precisa metà del plenum.
Ma ecco che con due opportune astensioni la palla è andata in buca lasciando l'amaro in bocca al candidato di area grillina (non iscritto, di area!) Alberto Maria Benedetti fermatosi a 11 preferenze. Questione di stile e di astensioni. Per una legge non scritta, ma che consocia benissimo e funziona a meraviglia. Soprattutto dove e quando non ci si aspetta sia più in vigore. Una consuetudine. Quella che dice che è comunque il Pd ad indicare il vicepresidente del Csm: sia che le elezioni le vinca sia che le elezioni perda!
Certo, è indiscutibile che Renzi e la sinistra siano in caduta libera. Che giorno dopo giorno il loro consenso si assottigli, evapori. Ma al Csm non importa.
Perciò l'incredibile diventa possibile: proprio mentre l'Italia volta le spalle al Pd e mostra di non volerne più sapere dei presuntuosi sparaballe toscani, l'organo di autogoverno dei giudici va in controtendenza e decide di farsi guidare proprio da un piddino. Questione di stile, appunto.
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