Senato approva Codice antimafia, ma rischia di restare lettera morta


Se a Montecitorio verrà modificato, come già annunciato, arriverà a Palazzo Madama a fine legislatura


di Ester Cartolaro
Categoria: Transatlantico
06/07/2017 alle ore 16:38



Via libera dell'Aula del Senato al ddl sul Codice antimafia con 129 voti a favore, 56 contrari e 30 astenuti.Il testo è passato con il voto favorevole di parte del Pd e di sette senatori di Ap. Il M5s invece si è astenuto. Il provvedimento torna ora alla Camera per la terza lettura ma potrebbe non vedere mai la luce in quanto, se a Montecitorio verrà modificato come è stato già annunciato, rischia di arrivare a Palazzo Madama fuori tempo massimo, ovvero alla scadenza della legislatura.Una delle novità più importanti e contestate della riforma è quella che riguarda i beni patrimoniali: d'ora in poi anche chi finisce nel mirino della giustizia per reati contro la pubblica amministrazione, come la corruzione, o per stalking rischierà il sequestro preventivo delle proprietà. Saranno poi più stringenti le norme previste per gli amministratori giudiziari, che non potranno avere più di tre incarichi e non potranno essere parenti fino al quarto grado, conviventi o "commensali abituali" del magistrato che conferisce l'incarico. Nella riforma viene ridisegnata anche l'Agenzia per i beni sequestrati e confiscati, che potrà avere come direttore non più necessariamente un prefetto. Ad avere potere di vigilanza dull'Agenzia sarà la presidenza del Consiglio. Alle attuali sedi (Roma, Reggio Calabria, Palermo, Napoli e Milano) si uniranno poi gli uffici di Catania e Bologna. Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha espresso "grande soddisfazione" per l'approvazione di un provvedimento" che ha avuto una gestazione lunghissima". E, dopo le polemiche dei giorni scorsi e le promesse di cambiamento alla Camera, ventilate dal leader di Ap Angelino Alfano e dal presidente del Pd Matteo Orfini, Orlando frena: "verifichiamo se questi rilievi sono fondati. Ci sono opinioni molto diverse sia in dottrina sia nella magistratura, faremo una ricognizione serena, vedremo se sono necessarie delle modifiche e, se sì, dove introdurle". Il guardasigilli esclude anche l'ipotesi del binario morto. "Mi pare - spiega - che la Camera abbia già dato un voto chiaro su questo provvedimento e abbia già svolto un'amplissima discussione quindi credo ci siano tutte le condizioni per portarlo a compimento". La norma che ha suscitato maggiori polemiche è quella che prevede il sequestro preventivo dei beni di chi è accusato di corruzione nella pubblica amministrazione. Questa parte ha suscitato qualche malumore non solo tra le fila di Forza Italia e Ap ma anche del Pd. Sul provvedimento hanno espresso perplessità il presidente dell'Anac Raffaele Cantone e il costituzionalista  Sabino Cassese. 

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