Abruzzo, centrodestra e Salvini "nazionale": verso le regionali, parla Tagliente


"Il voto a febbraio? Non un favore al Pd per riorganizzarsi, probabilmente al presidente per sistemare le sue cose"


di Anna Di Donato
Categoria: ABRUZZO
20/09/2018 alle ore 09:49

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Abruzzo, centrodestra e disastri piddini: verso le regionali, parla Giuseppe Tagliente, non solo decano dei consiglieri regionali abruzzesi ma una delle teste pensanti più attive di questa Regione, che in questa conversazione con Impaginato.it, analizza l’attuale situazione politica, dal voto a febbraio alle criticità da risolvere.

E su Salvini: “È il leader di una destra che si è già candidata a governare il Paese”. 

Voto regionale il 10 febbraio, giorno delle Foibe: provocazione o becera svista?

Non credo e non voglio credere sia una provocazione, opto perché sia una semplice casualità.

Perché non si è votato in autunno, magari a novembre?

Non si è votato a novembre per l’arroganza del Pd e per la sicumera del Governatore uscente, come si suol dire. I termini dello scioglimento datati 24 agosto sono stati rispettati, per cui a mio giudizio non bisogna imputare ai tre delegati la convocazione delle elezioni in ritardo, perché hanno agito secondo il rispetto della legge, che fissa come termine ultimo per le elezioni il 23 dicembre e quel giorno non si può votare. La responsabilità è del Pd e di D’Alfonso che potevano dimettersi sapendo perfettamente di essere in una condizione di ineleggibilità sin dal momento della sua elezione al Senato della Repubblica. Se si fosse dimesso subito, si sarebbe votato certamente entro l’anno.

Un favore al Pd per riorganizzarsi? 

Non credo abbia fatto un grosso servigio al Pd che ha perso un’altra occasione per riguadagnare un minimo di fiducia da parte degli abruzzesi. Probabilmente è servito al presidente per sistemare le sue cose.

Legnini o Lolli: chi ha più chances a sinistra?

È un gioco che non mi piace: l’uno, l’altro…Non credo che Legnini faccia un buon servizio soprattutto a se stesso se dovesse decidere di candidarsi perché l’etica, il decoro, lo dovrebbero indurre, come vicepresidente del Consiglio della Magistratura, a non impegnarsi nell’agone politico.

Nel centrodestra i civici puntano su Di Stefano, ma la Lega ha aspirazioni leaderistiche?

Credo che la Lega abbia tutto il diritto, sia sulla base dei risultati alle politiche che dei sondaggi e del favore di cui gode in questo momento, di reclamare per sé la candidatura di governatore. Secondo un ragionamento politico, sarebbe opportuno che il candidato fosse espressione della Lega.

Si rischia di favorire il M5S?

Il Movimento 5 Stelle lo si favorisce nel momento in cui intorno alla Lega non si crei quell’unità che è indispensabile per vincere. Se il centrodestra vuole vincere, si deve presentare unito.

Perché è così difficile unire la golden share della Lega che veleggia sopra il 30% con le pulsioni dei territori?

Secondo me non è affatto difficile perché i territori oggi sono pienamente sintonici nei confronti della Lega. Se dà uno sguardo agli amministratori, ai sindaci, ai consiglieri ecc. che negli ultimi 3-4 mesi sono passati alla Lega, ne ha la prova.

Prima gli italiani: questo slogan salviniano può riuscire a ricucire anche con il mondo degli ex An?

Prima gli italiani era uno slogan di An ancor prima dell’Msi quindi mi sembra che questa espressione, colta nella sua essenza dagli abruzzesi, dovrebbe mettere tutti quanti in squadra. L’invito che mi sento di fare a coloro che vengono dalla destra italiana classica è quello di ritrovarsi attorno a un leader che gode, in questo momento, delle simpatie degli italiani per dare a questa comunità politica e umana quei contenuti che sono stati tradizionalmente patrimonio della destra italiana.

Se le regionali e le europee andassero bene, la corsa di Salvini a Palazzo Chigi sarebbe ufficialmente avviata?

Credo sia già avviata, a prescindere da quelli che saranno i prossimi appuntamenti. Mi auguro personalmente che questo governo gialloverde possa recitare la sua parte fino alla fine della legislatura ma mi sembra che Salvini, anche se fare previsioni credo sia un po’ azzardato dal punto di vista storico, oggi sia il leader della destra e di una destra che si è già candidata a governare il Paese.

Come immagina una ricostruzione sociale e industriale per l'Abruzzo reduce dal quinquennio di D'Alfonso?

Devo dire con estrema onestà che negli ultimi governi abruzzesi, non soltanto quello di D’Alfonso, è mancata sinora l’individuazione di una visione, di un progetto, di un ruolo per il nostro Abruzzo. Il problema vero è: che futuro vogliamo per l’Abruzzo? Tutto il resto è consequenziale alla scelta che si vuole fare, altrimenti si rincorrono situazioni ed emergenze, non si governa ma ci si fa condizionare dagli avvenimenti con i risultati che sono sotto i nostri occhi: ossia un Abruzzo che viaggia a velocità inferiori rispetto alle regioni non più solo settentrionali ma anche meridionali.

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