Spese folli: lo staff di Dalfy trasferito a Lolli


Paga Pantalone, mai come in questo caso: tre milioni di euro fino al prossimo 10 febbraio, data delle elezioni


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
19/09/2018 alle ore 10:00

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Paga Pantalone, mai come in questo caso: tre milioni di euro fino al prossimo 10 febbraio, data delle elezioni, per stare a braccia conserte.

Tanto ci costerà il Consiglio regionale dal 22 agosto, data di scioglimento, fino alla data indicata per le votazioni regionali, a causa della nomina a senatore di Luciano D’Alfonso, e soprattutto a causa dello scivola e casca che si è registrato dal 4 marzo fino alle sue dimissioni del 10 agosto, e poi dal 10 fino allo scioglimento del Consiglio.

Melina, attendismo, rinvii, un incredibile gioco al massacro per gettare la palla più lontana possibile. E sei mesi in cui i consiglieri regionali non faranno nulla di nulla, pur continuando a percepire lo stipendio.

Ma mica finisce qui: ha previsto tutto, Luciano D’Alfonso. E così, per non lasciare a casa i suoi fedelissimi, quei dipendenti assunti nell’ufficio di presidenza a chiamata diretta nel 2014 o giù di lì, 34 persone mica pochi, li ha fatti spostare in blocco nell’ufficio del vice presidente Giovanni Lolli, che ligio e fedele, l’8 agosto scorso (e la data è molto importante) scrive al direttore del dipartimento Risorse e Organizzazione Fabrizio Bernardini.

Il quale, a tamburo battente esegue: nello stesso giorno, manco il tempo di leggere la lettera, firma una determinazione per assegnare, senza soluzione di continuità, lo staff di Dalfy “già in servizio presso le strutture dei componenti l’esecutivo regionale e segnatamente presso l’ufficio di Diretta collaborazione del presidente, alla segreteria del vice presidente vicario, come da richiesta dallo stesso espressa…”.

Contratti di lavoro fiduciario che si protraggono ben oltre la decadenza dell’incarico del presidente: una aperta violazione di legge, un atto illegittimo, come spiega d’altronde lo stesso contratto dei singoli dipendenti, in cui si legge a chiare lettere che “l’assunzione termina quando il presidente della giunta regionale, dott. Luciano D’Alfonso, cessa, per qualunque ragione, il proprio incarico di amministratore”.

“Per qualunque ragione”, si legge nel contratto dei fedelissimi. Ma Dalfy cambia le regole a suo piacimento. E così prende in blocco i suoi e li trasferisce nella segreteria di Lolli, senza badare a spese.

Il trasferimento avviene lo stesso giorno, così come esige Lolli, ma tanta la fretta si verifica lo scivolone: Bernardini nella determina di assunzione dei 34 fedelissimi, citando la richiesta di Lolli sbaglia la data: 8 settembre anziché 8 agosto.

Certo, capita, quando è già tutto stabilito. D’altronde Lolli chiede l’assegnazione del personale con una nota controfirmata dallo stesso D’Alfonso, che all’epoca è ancora in carica:

“Gentile direttore come le sarà ben noto mi accingo a svolgere le funzioni vicarie di presidente della giunta regionale, in ragione del fatto che il presidente ha annunciato, anche pubblicamente, di volere, a breve, rassegnare le proprie dimissioni. Ho certamente contezza delle attività in itinere e di quelle prossime alla conclusione, per fare fronte ai gravosi e plurimi impegni che gravano sulla presidenza, soprattutto ove si tenga conto della loro rilevanza, per quantità e complessità delle azioni in corso di svolgimento, ritengo opportuno avvalermi, senza soluzione di continuità, oltre che dei responsabili degli uffici di diretta collaborazione anche del personale di diretta collaborazione attualmente in forza presso la presidenza. Le chiedo pertanto di voler provvedere in data odierna il trasferimento del predetto personale alle mie dirette dipendenze”.

Insomma, a parte i consiglieri regionali che percepiranno un’indennità consistente senza fare nulla, a lavorare in questo periodo di ordinaria amministrazione, che di gravoso nonostante quel che dice Lolli, ha poco o nulla, ci saranno anche i 34 dalfonsini:

Paola dell’Uomo, Francesca Rosati, Emanuela Di Carlo, Alessandro Tazzi, Gianluca Baldini, Enrica Bassano, Antonio Caroselli, Andrea Catena, Marzio Maria Cimini, Maria Elena Cosenza, Sabrina d’Alessandri, Rocco D’Alfonso, Nadia d’Antogno, Vito de Luca, Amaranta Di Biase, Tania Di Mascio, Monica Di Paolo, Cristiana Di Tommaso, Damiano Ferrante, Andrea Marconi, Matteo Monaco, Daniela Ortolano, Giovanni Rossetti, Filomena Romilio, Manuela Rosati, Lilly Russo, Fabrizio Santamaita, Antonio Santozzi, Gioia Smerilli, Anna Carla Valeriano, Liliana di Baldassarre, Maria Spitilli, Giancarlo Carosella, Donatello Finocchio.

 

ps: insomma, non si poteva votare nel 2018 perché non c’erano gli 8 milioni di euro per le elezioni regionali (almeno così diceva l’assessore Silvio Paolucci), e così si vota nel 2019 tanto i soldi per pagare i 34 fedelissimi di Dalfy e i consiglieri regionali cosa volete che siano.

 

 

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