Puntano al bersaglio grosso i legali del sindaco di Farindola, ma per il momento il colpo non è andato a segno. Si sono infatti visti rigettare, nel corso dell’udienza sul disastro di Rigopiano, la richiesta di acquisizione delle intercettazioni ordinate dalla procura dell’Aquila. Nell’ambito di un’altra inchiesta ma questa volta riguardante “organi regionali abruzzesi intercettati immediatamente dopo la sciagura”. Intercettazioni, quelle tra i massimi vertici dell’amministrazione guidata da Luciano D’Alfonso, trasmesse a Pescara per competenza e considerate dai difensori di Ilario Lacchetta “rilevanti per il procedimento in corso sull’accertamento delle cause del disastro”.
Intanto oggi è stata interrotta l'audizione di Carlo Giovani (che non risulta ancora iscritto al registro degli indagati), funzionario della Regione e già responsabile dell'Ufficio rischio Neve e Valanghe comparso in Procura a Pescara sempre su richiesta dei legali Cristiana Valentini, Massimo Manieri e Goffredo Tatozzi che difendono il primo cittadino di Farindola ma anche il comune e il tecnico comunale Enrico Colangeli. Per i legali l’audizione si è resa indispensabile alla luce delle dichiarazioni rese da Giovani. Da cui sarebbero emersi “precisi indizi di reità a carico del funzionario, per i reati di concorso in disastro e omicidio colposo plurimo. A questo punto - rimarcano gli avvocati - Giovani è passibile d'indagine e potrà essere ascoltato solo alla presenza del difensore”.
Giovani ha riferito come la Carta Storica delle Valanghe, al suo arrivo in Protezione Civile nel 2013, giacesse ‘in uno scatolone’, assieme a tutta la documentazione sulle valanghe in Abruzzo, ‘con quattro dita di polvere sopra’. Per i legali che avevano già sollecitato la sua audizione, ma senza successo, in due precedenti occasioni, il funzionario non ha saputo giustificare le sue presunte inadempienze: la mancata osservanza agli ordini contenuti nel dgr 170 del 2014 con cui la Giunta di Gianni Chiodi aveva previsto la redazione della Carta Storica delle Valanghe. Documento propedeutico alla realizzazione della Carta di Localizzazione dei Pericoli da valanga (Clpv), che secondo i tre legali, se fosse stata realizzata, avrebbe evitato il disastro costato la vita a 29 persone.
Ma i legali di Lacchetta insistono sul rigetto da parte della Procura dell’accesso alle intercettazioni dei colloqui dei massimi vertici della regione subito dopo la valanga. Un rigetto ritenuto contra legem, ma anche gravemente lesivo del diritto alla prova, e per di più costituisce un vero ostacolo al diritto all’accertamento della verità, degli indagati come delle vittime, nell’ambito dell’indagine difensiva in essere.