A testa bassa, loro. Sorridente, lui. Loro sono i vari Moscovici, Draghi, Merckel, Macron, Junker con tutti i commissari e tutti gli euroburocrati che attaccano l'Italia e il suo governo. Lui è Salvini che sorride dalla copertina di Time.
Fateci caso: è sempre la differenza di atteggiamento che svela la verità dei fatti. Tanto nervosi e impauriti sembrano gli uni, quanto tranquillo e sereno appare l'altro.
Per la compagnia di giro che governa questa bislacca Unione il nemico è sempre più chiaro e visibile. Il nemico oggi, per tutti loro, è l'Italia. L'Italia col suo governo "populista" che sta infettando tutto il Continente e che dichiara di voler mettere in discussione fin dalle fondamenta una costruzione che non sta più in piedi.
È quest'Italia che combattono. Che non vogliono. Perchè quest'Italia fa paura. Scombina i loro piani. Mette in discussione un andazzo consolidato e tutte le loro dorate carriere.
Non è che non ci vogliono in Europa. Non è questo il punto. È che ci vogliono come siamo sempre stati. Come hanno imparato a vederci almeno sin dalla fine del secondo conflitto: proni, ossequiosi e col cappello in mano. Mandolino e spaghetti, sole e mare: questa e solo questa può essere l'Italia per loro. Buon cibo, buone vacanze, ma assoluta irrilevanza politica.
Così era e così avrebbe dovuto continuare ad essere. Senza quel dannato voto del 4 marzo. Che, però, c'è stato. E ha mandato a casa tutti i loro referenti tradizionali. Di sinistra e di destra.
Ecco perchè adesso mostrano di essere così risentiti. Ecco perchè un qualunque Moscovici, socialista francese senza più partito in patria e riciclato a Bruxelles, si permette di straparlare di "tanti piccoli Mussolini" in giro per l'Europa.
Hanno paura. Perchè sanno che se è successo in Italia può accadere ovunque. Anche a casa loro. Sentono che l'Italia può far da battistrada, da apripista, per ogni altro populismo. Per tutti coloro che la stagnante situazione continentale non la tollerano più.
Per i tanti che pretendono risposte concrete e non chiacchiere a problemi concreti. Ecco perchè più si avvicina la data del 29 maggio 2019, giorno in cui si voterà per il Parlamento europeo, più i nervi saranno a fior di pelle. Hanno paura di essere spazzati via.
Di perdere prebende e privilegi. Di dover fare le valige. Di essere pensionati. Per questo attaccano. A testa bassa.
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