Blitz del Pd sulla legge elettorale d'Abruzzo


Le modifiche più contestate, che portano la firma del capogruppo Pd Sandro Mariani, prevedono lo sbarramento dell'8 per cento per i partiti che corrono da soli


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
07/08/2018 alle ore 12:28

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E alla fine se ieri sera la modifica alla legge elettorale non è stata approvata, è stato grazie a un escamotage. Ma non è detta l’ultima parola: stamattina ci riproveranno. 

Erano all’incirca le 21.30 quando Mauro Febbo, di Forza Italia, ha chiamato il direttore del personale della Regione Abruzzo e lo ha invitato a intervenire in commissione Bilancio per censurare il fatto che i dipendenti della Regione fossero al lavoro da oltre 13 ore. A quel punto la seduta è stata sospesa. Stamattina gli azzurri riproporranno centinaia di emendamenti alle modifiche elettorali proposte dal Pd, e sperano di ostacolarne l’approvazione anche in Consiglio regionale, che è convocato a seguire.

Ieri alla fine la Commissione Bilancio ha approvato soltanto le leggi sulla Nuova Pescara e sull’Aquila capoluogo.

Le modifiche più contestate, che portano la firma del capogruppo Pd Sandro Mariani, prevedono lo sbarramento dell’8 per cento per i partiti che corrono da soli e del 4 per cento per quelli che corrono in coalizione (ora la legge prevede 2 e 4 per cento).

“Evidente il tentativo di colpire la costruzione di un polo della sinistra, ambientalista, dei movimenti, che avrebbe potuto togliere seggi al PD – commenta Maurizio Acerbo, segretario di Potere al Popolo – Insomma l’ennesimo tentativo di risolvere per via legislativa il probabile crollo di consensi al PD (mentre non pervenute ci risultano reazioni indignate da 5 stelle e destre varie), colpendo la democrazia, l’effettiva rappresentanza e la rappresentatività delle istituzioni”.

Ma reazioni indignate ci sono state anche da Sinistra italiana, Leandro Bracco e 5 stelle.

L’altra modifica chiesta dal Pd riguarda i tempi previsti per le dimissioni dei sindaci che si vogliono candidare (e che si estende anche ad altre cariche): da 7 a 60 giorni. Un emendamento, questo, che secondo Forza Italia dovrebbe consentire al vice presidente del Csm Giovanni Legnini (che scadrà il 24 settembre) di potersi candidare.

Oggi in Commissione prima e in Consiglio regionale dopo, un’altra giornata di battaglia.

 

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