Nessuno dei suoi collaboratori potrà dire mannaggia, se n’è andato e guarda come ci ha lasciati. No, perché il presidente-senatore Luciano D’Alfonso ha pensato a tutto, ma proprio a tutto. E i suoi fedelissimi non potranno rimproverargli nulla.
Sistemati, come un buon papà sul letto di morte che nel testamento non si scorda di nessuno, neppure del maggiordomo: non potranno essere mandati via, neppure tra qualche giorno quando Dalfy sarà costretto a scegliere tra la carica di presidente e quella di senatore, e sceglierà come ha già annunciato, il Senato.
E così si è avviato per tempo, il presidente della Regione Abruzzo che già lo scorso anno, e quindi in tempi non sospetti, ha alzato lo stipendio a tutti i suoi più stretti e fidati collaboratori che a prescindere dall’inquadramento professionale, hanno ricevuto col decreto 41 stipendi della categoria economica D3, da super dirigenti.
Ma ad aprile, e quindi ben dopo la sua elezione a senatore, ha fatto di più: si è preoccupato di prorogare gli incarichi ai suoi prediletti, stabilendo che non potranno essere mandati via dalla Regione (nonostante siano tutti o quasi tutti di nomina politica), né rimossi dal ruolo che lui ha conferito loro, “sino alla fine del mandato”, ma attenzione: “intendendosi per tale anche quello del vice presidente, che sottoscrive il presente decreto”.
Tradotto significa che non decadranno quando lui andrà a fare il senatore, ma resteranno in carica con i rispettivi ruoli, anche sotto la gestione di Giovanni Lolli, che guiderà la baracca regionale fino alle prossime elezioni. Il decreto, firmato da Luciano D’Alfonso e sottoscritto, con poco senso di autonomia e molta sudditanza dallo stesso Lolli e da Fabrizio Bernardini, è il numero 23 del 19 aprile scorso.
Una premura che riguarda sette fedelissimi, i responsabili di una mega struttura di segreteria fantasiosa anche nei nomi, e d’altronde non poteva essere diversamente: per avere circa 35 persone alle proprie dipendenze, D’Alfonso ha una struttura che lavora per lui articolata in sette sottosezioni che si chiamano “Ufficio di segreteria del presidente, con sede a Pescara”; “Uffici fiduciari di assistenza specialistica”, uno a Pescara, l’altro all’Aquila; “Ufficio di ascolto sociale a Pescara; “Ufficio di assistenza specialistica all’attività normativa di impulso del presidente” all’Aquila; “Ufficio fiduciario di assistenza specialistica per le politiche sanitarie” a Pescara. Ascolto sociale e impulso (appero’).
Ai sette si aggiunge Enzo Del Vecchio: anche per lui contratto prorogato fino alla fine, e anche sotto la reggenza di Lolli, per quando sarà. Sono gli stessi che lo scorso anno Dalfy si era preoccupato di gratificare con un corposo aumento di stipendio, attribuendo loro compensi da dirigenti nonostante le qualifiche di appartenenza siano molto più basse.
Un regalino non da poco che ha riguardato Marianna Di Stefano, la sua fedele segretaria (che tra l’altro grazie a Dalfy avrà anche l’opportunità di conseguire un dottorato di ricerca, che alza tantissimo il punteggio nei concorsi), Irene Ciabini, responsabile dell’ufficio fiduciario di Assistenza specialistica con sede all’Aquila, Sergio Di Pietrantonio, responsabile dell’ufficio di ascolto sociale, Annarita Capodicasa, responsabile dell’ufficio fiduciario di assistenza specialista per le politiche sanitarie e moglie di Enzo Del Vecchio, Giuseppe Spedicato, responsabile dell’ufficio di assistenza specialistica all’attività normativa di impulso del presidente, e per finire Enzo Del Vecchio, responsabile dell’ufficio segretario particolare del presidente.
ps: Un aumento ingiustificato e ingiustificabile, che infatti il direttore del dipartimento Risorse e Organizzazione Fabrizio Bernardini non ha saputo giustificare.
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