Pescara, è emergenza nel carcere San Donato. Sindacati di polizia sul piede di guerra


La struttura registra condizioni critiche a causa del sovraffollamento e della carenza di personale


di Silvia Grandoni
Categoria: ABRUZZO
29/06/2017 alle ore 16:50



È emergenza nel carcere di Pescara. In vista dell’avvio della stagione estiva si aggravano le condizioni della casa circondariale San Donato dove a fronte di una capienza di 270 detenuti, sono reclusi circa 315. E il dato è significativo anche alla luce del fatto che il personale è carente. Servirebbero almeno 25 agenti in più, ma nelle prossime settimane con l’inizio dei turni feriali, invece, il personale sarà ancora più scarso.

Una situazione potenzialmente esplosiva come dimostra l’aggressione subita qualche settimana fa da un Sovrintendente che ha riportato diverse fratture al volto. A denunciare l’accaduto i sindacati CGIL, CISL, UIL e SAPPE che sono sul piede di guerra.

In una lettera del 19 giugno scorso inviata al Provveditore Regionale Lazio-Abruzzo-Molise e alla Direzione del carcere di San Donato, le organizzazioni sindacali (OO.SS) proclamano “lo stato di agitazione” all’interno dell’istituto.

C’è un “caro prezzo che la Polizia Penitenziaria deve pagare”- si legge nella lettera- quello delle aggressioni da parte dei detenuti, a causa del “regime aperto” in carcere. I reclusi, infatti, in base alle nuove normative europee non sono più costretti a rimanere in cella, ma possono circolare liberamente all’interno dei reparti. Questa nuovo modello di trattamento che dovrebbe comprendere sicurezza, accoglienza e rieducazione, “non garantisce l’incolumità dei poliziotti penitenziari”, riferiscono gli esponenti CGIL, CISL, UIL e SAPPE. Sono sette, infatti, le aggressioni subite dagli agenti nell’arco di dieci mesi all’interno dell’istituto San Donato.

Le OO.SS. illustrano anche la situazione del reparto psichiatrico: “Ci sono otto detenuti e la copertura garantita dalla presenza del personale A.S.L. competente non interessa l’arco delle ventiquattro ore. Al termine del turno del personale sanitario rimangono gli agenti non qualificati né adeguatamente preparati all’avvento del regime aperto negli istituti penitenziari”.

Un’altra nota dolente – per i sindacati- sarebbe la “mancanza di personale che costringe gli agenti presenti a sacrificarsi con doppi turni di lavoro, da sei a dodici ore, nei turni pomeridiani e serali”.

Si legge inoltre che “parte del personale di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Pescara viene impiegato in attività amministrative presso l’ex P.R.A.P. Abruzzo (struttura in via di smantellamento), altri agenti sono dirottati sui servizi di scorta alle autorità, altri ancora invece presso gli uffici della Procura e l’U.E.P.E.di Pescara”.

In attesa di ricevere una risposta i sindacati, intanto, minacciano “ulteriori e più incisive forme di protesta”.