Si comincia con l'eterna favola-aneddoto di Pierino e il Lupo, visto che tutti la conoscono, dai progressisti ai populisti, passando per noi. C'era una una volta Pierino Neymar, straordinariamente bravo con il pallone tra i piedi, geniale e acrobatico, giovane in eterno, molto ma molto ricco.
Il fatto è che Pierino, con la sua maglia verde oro del Brasile targata numero 10, in realtà con quel fardello assommava due identità, la prima, già descritta, valeva diciamo 8...la seconda identità invece, simulatrice e piagnona, meritevole di calci e schiaffi anche dai Santi, soltanto 2, ad essere generosi.
Dopo aver girato il mondo Pierino capitò in Russia, terra di lupi autoctoni e d'importazione e cominciò a giocare.
Gli arbitri-cacciatori, con mille occhi veri e finti, dovevano mantenere l'ordine, o almeno tentare. Pierino non cambiò carattere, anzi... e giù rotolamenti infiniti in terra, vigliaccherie qua e là, indisponenze così accentuate da meritare, quasi sempre in privato, rimproveri pesanti dai suoi compagni di gioco con la stessa preziosa maglia sulle spalle.
Finì come sapete, più Pierino gridava all'aggressione, meno veniva creduto, e l'epilogo vide lui trascinare nel burrone dell'eliminazione i suoi, vittima e carnefice del paradosso della vanità egoistica e sterile del talento. Fine della favola. I Belgi invece, graziati pochi giorni prima dal Giappone, non raccontano storie, corrono, ripartono, menano il giusto e alla fine difendono il vantaggio con razionalità europea.
Russia 2018 ha quindi licenziato in tronco gli altri Continenti, forse anche con giusta causa calcistica, da quanto si è visto in Francia -Uruguay, laddove ha prevalso l'inesorabile legge del rinnovamento. Aspettando Belgio-Francia si celebrano altri riti, più o meno celtico quello tra Inghilterra e Svezia; balcanico ed ex sovietico quello tra Croazia e Russia.
In fondo il calcio è una favola, e le favole non sono MAI state scritte per i bambini...
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