Testa sotto la sabbia e armi di distrazione di massa: la Fonderia, i nastri da tagliare, le strade provinciali da inaugurare. Insomma, fanno finta di niente. Ieri nessun comunicato ufficiale dalla Regione Abruzzo: né dal presidente Luciano D’Alfonson é dai suoi fedelissimi, evidentemente in attesa di un segnale dal capo per poter proferire parola. Muti come pesci. Solo Marco Rapino, segretario del Pd regionale, scarne dieci righe alle 13 di ieri. E ci mancava pure. Di quelle da copia-incolla. Chissà dove abbiamo sbagliato, si chiede.
Molta coda di paglia, il giorno dopo le elezioni dell’Aquila. Allora: Biondi vince elezioni già assegnate sulla carta al candidato di centrosinistra Americo Di Benedetto e rimonta, nel breve spazio tra il primo e il secondo turno, dodici punti di distacco. Ai quali aggiunge altri sette punti conquistati al ballottaggio. In tutto: 19 punti di differenza tra l’11 giugno e domenica 25 giugno. Non è normale, non era mai successo prima. Forse un caso nazionale. Tradotto in cifre, al primo turno Biondi prende 14142 voti, domenica scorsa 1641, duemila in più. Di Benedetto al primo turno 18576, ieri 14249. Gliene sono mancati più di quattromila.
Insomma, impallinato in casa. Candidato estraneo, è sempre stato considerato così Americo. E quella lista personale, stile Macron, senza nome però ma solo con le sue iniziali, che ha subito incassato l’otto per cento, al Pd ha fatto paura: una dimostrazione di autonomia, di autosufficienza, che alle brutte, una volta al governo di una città, avrebbe potuto indurre il sindaco a mettere alla porta i sostenitori scomodi, il Pd appunto.
Certo, avranno pesato anche i voti degli esclusi, il 6 per cento della Cimoroni, le briciole di Trifuoggi e Silveri e forse anche i grillini eccetera eccetera, ma il colpo mortale a Di Benedetto glielo ha dato proprio il Pd.
E così ieri D’Alfonso si è dedicato ad altro: prima a Bisenti, alla cerimonia di riapertura della strada provinciale 365. E poi a Castiglione Messer Raimondo, inaugurazione di una strada comunale riaperta dopo il maltempo. Insomma due tagli di nastro da non lasciarsi sfuggire. Le elezioni perse? Manco una parola, neppure uno straccio di comunicato. Sulla sua bacheca Facebook per tutto il giorno fioccano gli spot della fonderia, le riunioni sui fiumi, i finanziamenti per il trofeo Matteotti. Meglio far finta di niente.
Solo la senatrice Pd Stefania Pezzopane non si sottrae: ha pesato lo stile sobrio di Americo, scrive, troppo soft, e aver considerato la vittoria già in tasca.
“Le ragioni di questo risultato sono molteplici. In parte hanno pesato alcune criticità nazionali, dal referendum costituzionale in poi e le divisioni, anche in questi giorni di pre-ballottaggio, tra i leader nazionali.
Il centro destra ha saputo cavalcare il voto di protesta, con una campagna elettorale aggressiva e dai toni accesi, che ha trovato humus fertile nelle difficoltà oggettive dei cittadini. Un’aggressività che stride con il fair play e l’approccio istituzionale di chi, come Americo, ha voluto interloquire con i cittadini con uno stile diverso, più pacato, più ragionato. Abbiamo sfiorato la vittoria al primo turno, ci sono mancati poche centinaia di voti. E l’alta percentuale raggiunta ha dato a troppi il senso di una vittoria già conseguita”.
ps1: ma che importa, tanto una rotonda da inaugurare ci sarà sempre.
ps2: e intanto, gli artefici di questa sconfitta clamorosa, stanno già pensando a come mettere al sicuro le prossime poltrone: chi andrà al Parlamento, chi alla Regione, chi alla presidenza di qualche ente. Avanti, c’è posto.