Matteo Salvini osserva e ringrazia. Il Pd stramazza al suolo. E, parafrasando Woody Allen, anche Forza Italia non si sente molto bene.
L'ossessiva campagna di ogni buonismo parolaio e pariolino e del terzomondismo svaccato al sole di Capalbio, ha prodotto gli effetti previsti. È anche grazie a loro che la Toscana rossa è stata archiviata e che tanti feudi ritenuti invincibili sono stati espugnati. Matteo Salvini ringrazia.
Sentitamente ringrazia le televisioni (Mediaset inclusa e Rai in prima fila!) per le ore e ore e ore di lacrimevoli commenti, di servizi, di interviste e di opinioni a senso unico e a bersaglio unico; le paginate e paginate di dottissime e sapientissime e lucidissime argomentazioni prodotte dalle paludate redazioni, dalle più esclusive sedi di rappresentanza e dai più esclusivi resort di vacanza.
Sentitamente ringrazia, gli innumerevoli maestri di quel giornalismo che vive di compiaciuta militanza ideologica del tutto distinta e distante dai fatti e dai problemi reali; l'universo di quella "cultura" sempre pronta, petulante e spocchiosa, ma pur sempre foraggiata nonché di quello "spettacolo" sempre presente, sorridente e accondiscendente, ma pur sempre assistito.
Sentiti ringraziamenti, infine, anche a quella miope e secolarizzata gerarchia cattolica che in nome di un insopportabile buonismo, sempre opposto alla verità e alla carità, si batte il petto per gli ultimi che partono da lontano e non ha né occhi né parole né aiuti per gli ultimi che bivaccano sotto casa.
Matteo Salvini ringrazia. E va avanti col suo programma di assoluta semplicità: dire pane al pane. Partito democratico e Forza Italia sono annichiliti. Ma mentre il primo, il Pd renziano, rimugina sulla dissoluzione di alcune delle ultime roccaforti (e con Siena pure della Banca!) e s'accinge a sciogliersi nell'ipotesi Calenda, l'altro, il partito di plastica che il Cavaliere non sa a chi sbolognare, se ne sta acquattato, sperando che l'involucro centrodestra, anch'esso irriso dagli elettori (vedi Messina!), sopravviva.
Entrambi, ciò che resta di Pd e di Fi, tifano -manco a dirlo!- per lo scollamento del governo gialloverde.
Sperano nella crisi, nella guerra interna, nei distinguo e perciò nella rottura: segno che non hanno ancora ben compreso. E che non hanno analizzato il voto.
Tipo quello di Imola, con la Lega che partecipa al trionfo pentastellato o quello di Siena, col voto grillino che impedisce la vittoria del Pd.
Matteo Salvini osserva e ringrazia.
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