Lontani, lontanissimi i tempi dell'Air Force Renzi e del 40% alle europee: i ballottaggi delle amministrative ci raccontano che il Pd praticamente non esiste più, che la Lega è il nuovo player di un centrodestra che, unito, potrebbe puntare alle regionali e che il M5s vivrà alti e bassi (fisiologici e niente affatto scontati).
La campagna elettorale permanenente di cui il titolare del Viminale è stato accusato, non solo produce frutti elettorali, ma anche sommovimenti che hanno il vantaggio di rimescolare nel torbidissimo stagno italico. Certo, non è indispensabile litigare coll'universo-mondo, ma mettere i puntini sulle “i” con Parigi, Berlino e Tripoli serviva eccome.
La Toscana ex rossa si lecca le ferite del Renzocentrismo, facendo pendere il bilancino verso quella crisi più ampia del socialismo europeo di cui più volte abbiano dato conto su queste colonne. E'un modello di tesi, promesse e slogan (bellissimi ma inattuabili) che è entrato in crisi, in una crisi che è tanto di forma quanto di sostanza e che si colloca nel solco dell'alternanza italica degli ultimi quattro lustri.
Non intercettare i cambiamenti umorali, le vertenze sindacali apertissime che in pochi stanno curando, il macro tema della concorrenza cinese che proprio in Toscana ha asfaltato generazioni di pmi, sigifica non avere orecchie per ascoltare ciò che serve alla gente e alle categorie produttive. In più il derby Martina-Calenda ha avuto il suo fischio d'inizio, con due visioni distinte e distanti del nuovo modello-partito democrat.
Lo scontro è appena iniziato, l'epilogo sarà il prossimo anno con le europee. E in attesa dei consueti movimenti parlamentari, con il gruppo misto già allertato, sono di nuovo i territori (e non le stanze romane o gli uffici marketing di Ivrea) a indicare quata febbre hanno i partiti ammalati.
E quanta benzina avranno quelli sani.
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