I Putin-boys brillano nelle calde notti russe, capaci di segnare in due partite la bellezza di otto gol...e poco importa se le reni spezzate siano quelle dell'Arabia Saudita e poi, un pizzico più difficile, dell'Egitto, il cui eroe Salah, finalmente in campo, si è autoderubricato a comparsa.
Russia qualificata e felice in questo torneo col freno a mano complessivamente ben tirato, e il resto veleggia più o meno piacevolmente tra mezze sorprese e delusioni già leggibili. La Colombia, detta già da un pò mina vagante, talentuosa ma anarcoide, si impantana dopo un soffio di tre minuti al cospetto del Giappone. Espulsione e rigore subiti, inferiorità numerica bruciante e purtuttavia pareggio.
Ma la tenacia giapponese è patrimonio dell'umanità e la loro corsa è costante, metodica, a tratti ossessiva. Gli avversari possono impazzire o semplicemente perdere, come poi è avvenuto. Molto attesa la Polonia ma in un qualsiasi mondiale non è saggio produrre catastrofi in difesa, peggio se di fronte hai gli uomini del Senegal, atleti totali, elastici e altissimi. E' la prima gioia africana, dovrebbero arrivare.
Nella remota Italia invece il Mondiale non azzurro e televisamente gratis produce un effetto paradossale: per sessant'anni infatti la popolazione intera seguiva soprattutto, e moltissimi soltanto, le partite degli Azzurri, mentre oggi, scaricati i riflessi emotivi, tutti vedono tutto, magari superficialmente ma di certo globalmente. Il che è meglio, poichè distrae, poichè qui è sempre tempo di cosiddetti terremoti.
Citando in ordine sparso, il Parma forse non vedrà la serie A appena conquistata per una questione inverosimile di sms, Cesena e Bari temono il crac, tra Frosinone e Palermo volano stracci, invasioni di campo e denunce e, in cauda venenum, si affaccia ancora una volta la mania dell'estate del pallone, cioè la caccia al mitico ripescaggio, che ci farà polverosa e burocratica compagnia fino all'ultimo minuto utile. In tal senso sono aperte le scommesse.
Il principio ostinato è che tutto, ma proprio tutto, in Russia come in Italia, debba per forza seguire un ordine, una normalità, e che ogni cosa venga, per così dire, schedata. E qui il terreno di gioco oggi scotta...Ibrahimovic, bomber rom, non accetta il concetto e punta Salvini come faceva pericolosamente in campo nei confronti dei malcapitati marcatori.
Il suo procuratore storico è Mino Raiola, che scheda tutti i suoi assistiti e li rende ricchi, alcuni quasi come lui.
Se c'è...dov'è l'errore?
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