Le stagioni dell'amore


Il film/Parliamo delle mie donne/#decimaMusa



Categoria: Maperò
25/06/2017 alle ore 06:30



#ParliamodellemieDonne (Regia: Claude Lelouch. Con: Johnny Hallyday, Sandrine Bonnaire, Eddy Mitchell, Irène Jacob, Pauline Lefèvre, Sarah Kazemy, Jenna Thiam, Agnès Soral, Valèrie Kaprisky, Isabelle de Hertogh, Rufus, Antoine Dulèry. Genere: Commedia, drammatico, sentimentale)

 

Se ne avete la possibilità, non perdete questo bellissimo film del grande regista francese Claude Lelouch, premio Oscar nel 1967 per il miglior film straniero con Vivere per vivere. Così vi rifarete, se per caso siete incappati come me nell’opera prima della signora Coppola, quella di cui vi ho parlato ieri. Anche questa storia è girata in Francia, alle pendici del monte Bianco, nella regione dell’Alta Savoia. Ha come protagonista un noto fotografo di guerra (Johnny Hallyday) che ha passato i settant’anni: ha visto proprio tutto nella vita, ha girato il mondo con le sue macchine fotografiche, ha quattro o forse più figlie, ciascuna da una donna diversa. Decide di abbandonare per sempre Parigi e di vivere in montagna. In un luogo splendido, uno chalet da sogno (comprato per il prezzo di un suo negativo originale) circondato da ciò che ama: le Canon di cinquant’anni di carriera, che lo hanno accompagnato per il mondo; il suo attempato gatto certosino; i suoi scatti. L’ultima moglie (evidentemente non molto amata) la lascia nella capitale e lì trova una nuova passione, l’agente immobiliare che gli vende la casa. Intenso il loro primo incontro: lui le racconta delle sue figlie, chiamate con i nomi delle stagioni, avute da madri diverse. Quando lei gli fa notare che la fedeltà non è il suo forte, Jacques le risponde brillantemente (e subito capite il personaggio): “siamo fedeli finché non troviamo di meglio, ci aiuta ad essere migliori”. Il punto debole di quest’uomo affascinante e geniale sono Primavera Estate Autunno e Inverno, con cui ha un rapporto difficilissimo e, da parte loro, di ostilità o rifiuto. Ciascuna ha delle recriminazioni nei confronti di un padre che è stato sempre assente, più interessato al suo mirino e ad immortalare i conflitti mondiali che ad accompagnarle nella vita di ogni giorno. Jacques vorrebbe recuperare il tempo perduto, forse ispirato dalla forza del nuovo amore per Nathalie e da quella che trae dalla sua nuova casa. Qui dominano una bellezza ed una armonia naturali, tra uomini ed animali: questi sono onnipresenti, tanto che la proprietà si chiama dell’Aquila, perché vi abita un rapace adottato dai custodi. Il racconto si snoda in pochi giorni, dove si rappresentano sentimenti primari. L’amicizia, l’odio e l’amore; la disperazione, il rimorso. Merita una menzione il migliore amico del protagonista, un anziano medico: sarà suo malgrado la chiave di volta di tutti quei destini nel bene e nel male. Nel film c’è il tocco della bellezza, anche nei momenti più drammatici. Ci sono dialoghi e scambi di idee importanti, anche quelli leggeri 

(“ogni donna è fotogenica quando sorride”; “con il nostro passato come guida, dovremmo essere più lucidi”; “sa perché ho comprato questa casa? Per rivedere lei”; “che cosa ha in più? Di sicuro qualcosa che non avevo ancora trovato”). 

La colonna sonora insegue la perfezione delle fotografie: Louis Amstrong ed Ella Fitzgerald (They can’t take that away forma me), George Moustaki (Les eaux de mars), Laurent Causon (Je suis un menteur). Penserete: un’opera melensa sulla famiglia allargata. Tutt’altro. Ha dei risvolti drammatici inaspettati, ma alla fine il dolore, che pure c’è, si compone in qualche cosa di migliore, come spesso accade nella vita.