Da che parte sta l’Abruzzo? Di qua, quasi sulla vetta della parabola della ripresa, o di la’ in discesa verso il precipizio? Di qua, dalla parte dei dati ottimisti e non di sinistra della classe di governo regionale o di la’, da quella di chi i dati li pesa e li analizza e poi non vince niente?
L’occupazione cresce, dicono i dati Istat sbandierati dal governo regionale, il numero degli occupati in Abruzzo nel primo trimestre del 2018 resta sopra la soglia del mezzo milione di unità, per la precisione 501mila, annuncia l’assessore Silvio Paolucci.
“Un dato ragguardevole se si pensa che nello stesso periodo del 2017 eravamo a quota 464mila e al momento dell’insediamento della Giunta D’Alfonso, nel giugno 2014, gli occupati erano 459mila. Dunque, dal nostro arrivo alla guida della Regione sono stati recuperati oltre 42mila posti di lavoro. Anche sul fronte della disoccupazione i dati sono confortanti – continua l’assessore – le 74mila persone in cerca di lavoro nel primo trimestre 2017 sono passate alle 60mila dello stesso periodo del 2018, con una riduzione di 14mila unità. L’Abruzzo ha superato definitivamente le difficoltà legate alla grande crisi – conclude Paolucci – e agli effetti nefasti del maltempo e del terremoto che hanno caratterizzato la fine del 2016 e l’inizio del 2017. Abbiamo agganciato saldamente la ripresa e siamo in linea con il dato nazionale”.
Ecco c’è la ripresa, anche se i giovani sono a casa senza lavoro, se le aziende chiudono, se i ricercatori della Intecs sono accampati in presidio permanente davanti agli uffici della Regione all’Aquila.
Che aumento è quello che certifica la Regione, di nuovo in campagna elettorale come ormai da due anni a questa parte, o forse più.
È un aumento tarocco, e occorrerebbe che una Regione che avesse a cuore le sorti della propria terra ci facesse caso.
Il Cresa, per esempio, certifica che il 21,7% della popolazione abruzzese è a rischio povertà, l’11,1% è in una situazione di deprivazione materiale e il 21,3% ritiene di avere difficoltà economiche. L’Abruzzo, inoltre, sempre secondo l’Istat, è agli ultimi posti per la dinamica di spesa familiare.
Basterebbe questo. Ma occorre analizzare i dati sul lavoro.
“L’Abruzzo vive una condizione di incertezza ed insicurezza, frutto di un’occupazione di bassa qualità – spiega Sandro Del Fattore, segretario generale della Cgil – Se i segnali portano a pensare che vi sia una ripresa del mercato del lavoro, analizzandoli attentamente si capisce che aumentano i contratti a termine, mentre calano quelli a tempo indeterminato”. Insomma, “bisogna leggere con attenzione i dati sul lavoro, evitando di mettere in evidenza solo ciò che fa più comodo”,
bisognerebbe essere onesti e leali quando si parla di lavoro e di speranze e del futuro dei nostri figli, soprattutto se a fornire interpretazioni ottimistiche e fuorvianti è chi dovrebbe mettere in atto le misure per favorire crescita e occupazione, e invece così che bisogno c’è, va già tutto bene no?
“Analizzando i dati – afferma il segretario – rileviamo qualche aspetto che dovrebbe far preoccupare l’assessore Silvio Paolucci e la Giunta regionale nel complesso. Basta leggere tutto il comunicato dell’Istat per capire che l’occupazione che si crea nel primo trimestre 2018 è prevalentemente occupazione a termine. Aumentano sensibilmente i contratti a termine e calano quelli a tempo indeterminato”.
Del Fattore cita poi una serie di dati che delineano il delicato quadro abruzzese.
“Secondo quelli dell’Osservatorio sul precariato dell’Inps – dice – i contratti a tempo indeterminato calano del 13,7%.
Crescono i lavori a tempo determinato quindi, quelli per due o tre mesi, il lavoro stagionale.
ps: Altro che crescita, altro che ripresa.
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