Rigopiano, un perito per due


E' evidente che potrebbe esserci una incompatibilità, tra il ruolo di perito della procura e quello della Regione


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
01/06/2018 alle ore 12:25



Ha affiancato anche il Ctu della procura, uno dei due consulenti nominati daLuciano D’Alfonso per scrivere una perizia difensiva sulla tragedia di Rigopiano: il professor Nicola Sciarra, dell’università d’Annunzio, ha firmato insieme a Samuele Biondi e Mario Luigi Rainone una relazione richiesta dal perito incaricato dalla procura di Pescara sul modello geologico e geotecnico del sottosuolo. I tre tecnici hanno competenze di ingegneria geologica/geotecnica e di ingegneria civile, e il quesito al quale hanno dovuto rispondere mira anche in questo caso ad accertare se ci sia un rapporto causa-effetto tra il terremoto e la valanga.

E’ evidente che potrebbe esserci una incompatibilità, tra il ruolo di perito della procura e quello della Regione, anche se la convenzione è stata sottoscritta col dipartimento di Ingegneria dell’Ateneo e non con i singoli professionisti e pare sia stata autorizzata dalla stessa procura.

Ma la delibera regionale approvata il 18 maggio scorso (anticipata da Maperò) e pubblicata sul sito della Regione dopo dieci giorni, ha destato l’interesse degli investigatori e dei difensori del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, che già hanno presentato una denuncia contro il governatore: secondo i tre legali nella delibera di incarico a due consulenti da parte della Regione si nasconde un’ipotesi di abuso a carico del presidente Luciano D’Alfonso, che l’ha fatta approvare due giorni dopo aver ricevuto notizia di essere indagato e al quale quindi potrebbe tornare utile nell’inchiesta.

La denuncia tende a dimostrare che il tipo di consulenza affidata mira a smontare le ragioni della parte civile e a rispedire al mittente le accuse della procura nei confronti della Regione e del suo legale rappresentante, cioè Luciano D’Alfonso. I tecnici incaricati infatti, secondo il quesito indicato nella delibera, dovranno analizzare “i meccanismi che hanno innescato il disastroso evento valanghivo che il 18 gennaio 2017 ha distrutto l’albergo in località Rigopiano e cagionato la morte di 29 persone e gravissime lesioni personali agli 11 superstiti”. E fin qui tutto normale. Ma nel passaggio successivo si svela la trappola: “…avuto particolare riguardo alla verifica della sussistenza del nesso di causalità tra la serie di scosse sismiche e la valanga in parola…”.

Come dire: è stato il terremoto a causare la valanga e il terremoto è un evento che non è possibile prevedere. Una tesi questa, se confermata dai consulenti di parte, scagionerebbe la Regione dalle responsabilità di non aver mai approvato la Carta valanghe. Ma forse non dalla responsabilità di non aver fatto sgomberare l’albergo, come autorità di Protezione civile, alle prime avvisaglie di terremoto, e quando tutti gli ospiti avevano già manifestato l’intenzione di abbandonare l’albergo.

Secondo i tre avvocati, ma questa è una tesi ancora tutta da dimostrare, ci sarebbero addirittura gli estremi per chiedere l’interdizione del presidente della Regione.

 

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