#DogMan (Regia: Matteo Garrone. Con: Marcello Fonte, Edoardo Pesce, Nunzia Schiano, Adamo Dionisi, Francesco Acquaroli, Alida Calabria, Gianluca Gobbi. Genere: Drammatico)
Un film crudo e allucinato, ma insieme delicato e sentimentale, molto liberamente ispirato (solo come spunto) ad un fatto di cronaca e ad un personaggio di trent’anni fa, il “canaro” della Magliana: Pietro De Negri, titolare di un negozio di tolettatura per cani, responsabile di un omicidio crudele ai danni di un ex pugile. Gli ingredienti di base ci sono, identici: Marcello (interpretato dall’incredibile Marcello Fonte, palma d’oro a Cannes 2018 come migliore attore) si dedica alla pulizia quotidiana dei migliori amici dell’uomo, in uno scalcinato negozio con l’insegna “Dogman”, nella periferia romana: un coacervo di case scrostate, di spazzatura, sale giochi, Compro oro, a pochi metri dalla spiaggia e da un Tirreno sempre grigio e per niente consolatorio.
Ha una figlia (che lo adora) alla quale insegna come si usa il fon sui cani per fare loro piacere, il modo più delicato per immergerli in una vasca di schiuma e la tecnica per tagliare le unghie ad un alano.
Lei vive con la madre ma spesso trascorre il tempo con lui, tra il lavoro, l’amore per gli animali, i sogni di viaggi lontani, le immersioni subacquee. Marcello è mite e sempre disponibile, buono e generoso, si barcamena in quel mondo intriso di malavita, sopraffazione e malaffare. Arrotonda con lo spaccio, ogni tanto cede a fare il palo per dei furti in appartamento, frequenta tutti e tutti sembrano volergli bene e rispettarlo.
È una comunità di disperati quella, ciascuno cerca di sopravvivere alla bruttezza ed alla cattiveria. Soprattutto di sopravvivere a Simone (interpretato da Edoardo Pesce) un ex pugile che imperversa nel quartiere: è violento, sempre alterato dalla cocaina, per lui la vita umana non ha alcun valore, è privo di qualunque senso etico, capace di uccidere a mani nude chi si rifiuta di dargli la droga senza pagarla. Simone è il vero problema lì, senza di lui si vivrebbe in pace.
Ma è temuto, nessuno ha il coraggio di reagire alla sua cattiveria, anche Marcello, all’apparenza, lo subisce, lo vuole ammansire, tenta inutilmente di riportarlo ad una normalità impossibile. I progetti per farlo sparire naufragano ogni volta, la paura della sua reazione è troppa ed immobilizza; meglio fingersi amici, accompagnarlo nelle sue scorribande, regalargli la dose. Ma Simone non ha limiti, e approfittando della bonomia e tolleranza di Marcello, lo coinvolge in un’impresa assurda, un colpo folle, dove già dalle premesse era evidente che i rischi avrebbero annullato qualsiasi possibile vantaggio. A pagare però sarà solo Marcello, come lui stesso era consapevole sarebbe avvenuto.
La sua esistenza, puntellata a fatica sul lavoro quotidiano (il rapporto del protagonista con i suoi clienti a quattro zampe è la vera anima del film), va in pezzi. Marcello perde tutto e se succede è anche una sua scelta. Il suo è un personaggio simile agli animali di cui si occupa: è fedele, semplice, affettuoso. La seconda parte della storia racconta della vendetta di Marcello; di come reagisce un animale ferito al tradimento ed alla cattiveria.
Avete presente che cosa può fare un cane al proprio padrone violento, quando improvvisamente è oltrepassato un limite di sopportazione? Forse per la crudezza di queste scene il potente film di Garrone è vietato ai minori di 14 anni.
Eppure, tra le pieghe della violenza, ci sono gesti di eroica umanità: per me la scena più bella è quella in cui Marcello salva la cagnolina nera condannata a morte dal tremendo Simone.
Lei, la cagnolina, è stata premiata a Cannes come il suo angelo custode, come migliore attrice tra gli animali. Leggete cliccando qui, prima di vedere il film, l’incredibile storia di Marcello Fonte, che da sola sembra fiction. Dalla discarica alla croisette: le favole esistono e meritano 5ciak
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