Non c’è solo la vergognosa locandina del convegno che si sarebbe dovuto tenere questa mattina a Teramo, prima che scattasse il fuggi-fuggi. Ci sono tre episodi che raccontano che in Abruzzo ormai Rigopiano è una parentesi da archiviare in fretta, una tragedia da gettare nel dimenticatoio, un tabù da cancellare: via, ci sono i ponti da inaugurare i nastri da tagliare le parole da far correre in libertà. E i convegni.
A cinque mesi dalla valanga che ha seppellito 29 persone, Rigopiano non è altro che quel sorrisino impresso sui volti delle autorità con contorno di staffisti, quel giorno del ponte Flaiano, quella risata sfrontata e offensiva opposta a papà Feniello, o quella opaca indifferenza del governatore di fronte alla disperazione, “io ho perso un figlio io ho perso un figlio”: non c’è spazio per le lacrime e il dolore se c’è da suonare una banda o da riverire un ministro. Rigopiano è tanto tempo fa, e qui si fa festa.
No, non c’è solo quel titolo, “Dalla grande calamità una valanga di opportunità” (valanga? opportunità?), ce n’è un altro di convegno che si terrà domani all’Aquila organizzato dagli agronomi e dai forestali abruzzesi che invitano a parlare proprio Sabatino Belmaggio, il dirigente regionale che avrebbe dovuto redigere la famosa Carta delle valanghe, quello che all’interrogatorio difensivo non si e’ presentato e per spiegare come andarono davvero le cose hanno dovuto farlo convocare dalla procura. Invece venerdì farà, spontaneamente, una “panoramica dei rischi ambientali e delle specificità della Regione Abruzzo” al convegno intitolato “Rischio ambientale e prevenzione valanghe: una responsabilità pubblica e privata”.
Fioccano convegni mentre è in corso un procedimento penale che dovrà accertare ancora le responsabilità di quella incredibile tragedia. Fioccano parole, riflessioni, studi, mentre la Regione ha aspettato Rigopiano per ordinare la Carta delle valanghe e richiamare in servizio il dirigente trasferito un anno prima mentre il bollettino Meteomont che segnalava un rischio 4, quindi altissimo per quelle zone, transitava sulla posta del Servizio valanghe senza che nessuno lo leggesse.
Ecco, sono tre gli episodi accaduti in questi giorni che fanno dire al Comitato delle vittime di Rigopiano che quel titolo, la “valanga come opportunità”, fa tornare tanto in mente le risate degli sciacalli la mattina del terremoto dell’Aquila:
“Tutto ciò rafforza la nostra convinzione di vivere in uno stato assente e corrotto”, scrive il portavoce Gianluca Tanda. “Quali opportunità possono nascere da un disastro come quello di Rigopiano? Forse le opportunità che lo Stato avrebbe dovuto offrire ai figli che sono rimasti orfani dei genitori e ai genitori che sono rimasti orfani dei figli?”.
E ce ne hanno messo di tempo Università e Regione per accorgersi che quel titolo faceva accapponare la pelle e quel convegno era un insulto. Hanno dovuto aspettare che quella locandina diventasse virale e che il comitato delle vittime alzasse la sua voce.
La prima a postarla su Facebook è Manola Di Pasquale, presidente dello Zooprofilattico, e giù un mare di insulti, anche se in tanti all’inizio fanno fatica a credere che sia vero, che l’Università di Teramo e la Regione Abruzzo abbiano dato davvero il patrocinio a un’iniziativa così, che non è un fake, uno scherzo, una bufala. No, tutto vero: a metà mattina il presidente della Regione Luciano D’Alfonso si dissocia. Non parteciperà, dice, non ne sapeva nulla. Strano però, visto che condivide tutto col rettore Luciano D’Amico.
“Stigmatizzo il titolo dato all’incontro, che mantiene sanguinante una ferita dolorosissima. Le parole a volte sono sassi, anche se involontari”.
La Di Pasquale, visto il putiferio, cancella il post. A strettissimo giro ci pensa il rettore dell’Università di Teramo, che al suo interno ha una Facoltà di Scienze della Comunicazione di cui tra l’altro è stato anche preside, a far scendere la saracinesca su tutta la storia: alle 3 di ieri pomeriggio, dopo che la notizia ha fatto il giro del mondo, il convegno viene annullato. Con tanto di scuse. Nessuno sapeva nulla, tutti hanno concesso il logo, la sponsorizzazione, il patrocinio, garantito la propria presenza, organizzato gli interventi ma poi ieri, all’improvviso, si scoprono ignari.
C’è poi una parola, nelle dichiarazioni di D’Amico e di D’Alfonso, che la dice lunga sulla consapevolezza di quanto è accaduto: D’Amico parla di “incolpevole equivoco” e sottolinea che gli organizzatori del convegno mai avrebbero voluto “mancare di doveroso rispetto” alle vittime di Rigopiano, e D’Alfonso dal canto suo parla di “parole come sassi involontari”. Incolpevoli, involontari.
C’è una frontiera che separa le parole dai fatti, la verità dalla convenienza, la serietà dalla superficialità: ed è l’assunzione di responsabilità. Una università non può coprire chi ha commesso questo macroscopico e grossolano errore, per nessun motivo. Una valanga non potrà mai essere un’opportunità.
ps: a meno che non si intenda un’opportunità per accertare le responsabilità di chi doveva investire nella prevenzione rispettando le leggi e non l’ha fatto. Ma non era questo lo scopo del convegno, è fin troppo chiaro.