Con la giornata inaugurale ha preso il via ieri mattina all’Auditorium Parco del Castello a L’Aquila, la prima edizione di “Officina L'Aquila, incontri internazionali”, la rassegna dedicata al restauro e alla rigenerazione urbana ma anche alla rinascita sociale ed economica dei luoghi colpiti dal sisma del 2009 promossa e organizzata da Carsa srl (in collaborazione con ANCE Abruzzo, insieme ad ANCE L’Aquila, ANCE Chieti, ANCE Pescara, ANCE Teramo).
L’edizione di quest’anno, esce dai confini locali avviando un dibattito con il nuovo cratere sismico nell'ambito del tema “L'Aquila e l'Appennino” e diventa “Officina Italia”. A confronto docenti, rappresentanti istituzionali, sindaci, soprintendenze.
Un modello di ricostruzione, quello aquilano, che nonostante le tante criticità, ha funzionato. A dirlo il direttore della Struttura tecnica di missione, Giampiero Marchesi, a capo della struttura ministeriale che coordina a livello di cooperazione tecnica le attività della ricostruzione e provvede all'assegnazione delle risorse sulla base di istruttorie tecniche e del monitoraggio.
“La ricostruzione all'Aquila è diventata effettiva nella seconda metà del 2012 – ha ricordato Marchesi - Ora siamo nel 2018, ma è da ribadire che in 6 anni una città non si ricostruisce. Siamo abbastanza avanti all'Aquila, mentre resta un po' indietro il territorio, ma complessivamente il modello organizzativo ha funzionato bene. Chi ha funzioni pubbliche deve prendere decisioni, assumersi la responsabilità dell’interpretazione delle norme, avere coraggio”, ha concluso Marchesi, che a margine del convegno “L'Aquila e l'Appennino: la ricostruzione e le amministrazioni locali”, ha avuto un colloquio privato con il vicepresidente della Regione Abruzzo Giovanni Lolli su diverse questioni, tra cui il bando Fare Centro (la cui linea B dev'essere rifinanziata).
A fare un bilancio a quasi dieci anni dal terremoto è stato il sindaco Pierluigi Biondi: “Ci sono beni straordinari che sono stati riconsegnati, frutto di una ricostruzione faticosa, ora si deve puntare a realizzare quella capacità di innovazione che la città sta di saper interpretare. Nel decennale del sisma bisognerà tirare una linea netta, diminuire l'aspetto dell'elaborazione del lutto e pensare alla forza della rinascita. Abbiamo spesso sentito dire, da chi prende le decisioni, per il cratere del 2016 e ancora prima del 2012 in Emilia, che L'Aquila non doveva essere un modello da seguire, invece è un errore strategico. Qui abbiamo 'inventato' delle cose, come il modello parametrico, le modalità di erogazione dei fondi, Re-start, che è stata una volontà precisa dei sindaci del territorio (il 4% dei fondi della ricostruzione destinati alla rinascita sociale ed economica). Noi dobbiamo dare al Paese la certezza che di fronte a una calamità come il terremoto esista una normativa quadro, chiara, da cui ripartire il giorno dopo”.
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