Non conveniva a nessuno: troppi paletti, troppi vincoli, troppi ostacoli. La prevenzione non interessava: né al centrodestra né al centrosinistra. Avrebbe scoraggiato costruttori e investitori. C’è un sottile filo maledetto che lega L’Aquila a Rigopiano, e lo hanno rivelato gli avvocati del sindaco di Farindola Ilario Lacchetta, Massimo Manieri, Cristina Valentini, Goffredo Tatozzi. Un filo che collega la classificazione dell’Aquila, mai inserita nel massimo grado del rischio sismico così come aveva indicato il Ministero, e la mancata realizzazione della Carta di localizzazione di pericoli da valanghe (Clpv). A raccontarlo nell’interrogatorio difensivo è il responsabile del Servizio Valanghe della Regione Abruzzo, Sabatino Belmaggio: la Carta non venne mai fatta perchè sarebbe costata troppo.
“Per realizzare la Clpv su tutto il territorio regionale dovevo richiedere una somma che varia tra i 10 e i 70 milioni di euro, somma che avrebbe comportato una gara europea e tempi molto lunghi”.
Insomma, troppi soldi. Una cifra enorme, dice,
“e non solo perché la Clpv comporta una cosa molto particolare, praticamente la delimitazione dell’area di arresto della valanga, ma anche perchè è soggetta ad una disciplina vincolistica”.
Ecco il motivo vero: la Carta valanghe
“crea ulteriori problemi, costosi in termini di consenso politico: vincoli urbanistici, sgombero di strutture turistiche, delocalizzazione di abitazioni”, spiegano gli avvocati.
“La verità – commentano – i veri motivi dell’omissione, per dirla con le Sezioni unite, sta nella “cosa molto particolare” di cui parla Belmaggio, nei vincoli che la Clpv comporta, a strutture e stazioni turistiche, abitazioni, vie di transito e nella quantità di soldi da investire per mettere in sicurezza le zone atrofizzate montane. La verità sta nel fatto che la Regione ha voluto risparmiare sulla prevenzione”.
Il sindaco Lacchetta
A Rigopiano, come all’Aquila. Una storia di omissioni e di ritardi lunga vent’anni. Nel 2009, quando Belmaggio viene nominato responsabile dell’ufficio Valanghe, ci sono due esemplari di Carta già realizzati e pagati (70 e 100 mila euro) pronti quindi per essere inviati in giunta. Ma restano lì. Solo nel 2014 la Carta storica viene approvata e diffusa ai Comuni: ci vogliono sei mesi per realizzarla e cinque anni per aggiornarla. La Carta storica però è soltanto una prima forma di protezione per i Comuni ma è anche il primo passo verso la realizzazione della Carta valanghe vera e propria. Nel marzo 2014 la giunta Chiodi ordina contemporaneamente la diffusione della Carta storica e alla Protezione civile di eseguire la Clpv che manca da vent’anni. Nonostante questo doppio ordine, non accade nulla:
“Qui- scrivono gli avvocati – la condotta dei dirigenti regionali sfiora il confine che separa la colpa/grave negligenza dal dolo eventuale: una giunta ordina di realizzare la Clpv voluta dalla legge come mezzo di prevenzione di disastri da valanga e mette denaro a disposizione degli uffici tecnici, ma nulla si muove, fino al disastro di Rigopiano”.
La Regione si muove soltanto dopo la tragedia:
“Come l’estremo tentativo di fuga del ladro”, scrivono gli avvocati, “mostra il tentativo di sottrarsi a qualunque costo all’intervento di polizia”.
E ordina di redigere la Clpv voluta dalla legge e abbandonata anni prima, stanziando un milione e 300 mila euro. In realtà la Regione fa anche di peggio, aspetto che sfugge agli avvocati: l’ufficio valanghe era rimasto scoperto per un anno perchè Belmaggio era stato trasferito nel giugno 2016 al settore Energia e solo il 27 gennaio, quindi sempre dopo la tragedia, con la delibera numero 27 la Giunta approva il suo ri-trasferimento alla Prevenzione rischi.
L’avvocato Tatozzi
E adesso sarà la procura generale dell’Aquila a decidere sul conflitto di attribuzione tra le procure di Pescara e del capoluogo di Regione sull’inchiesta di Rigopiano, sollevato dagli avvocati di Lacchetta in base all’articolo 54quater del codice di procedura penale. Mentre ieri è stato interrogato Antonio Iovino, il dirigente dei Servizi Bilancio e programmazione della Regione Abruzzo che ha fornito importanti indicazioni sulle poste di bilancio e sul percorso che avrebbe dovuto fare la richiesta dei finanziamenti per la realizzazione della Clpv: il complicato passaggio dall’ufficio valanghe al servizio di protezione civile e per finire al direttore del dipartimento. Gli avvocati hanno chiesto il sequestro dei documenti: per verificare se questa richiesta è stata mai fatta e per ricostruire 20 anni di misteri.
ps1: a Rigopiano, come all’Aquila, otto anni fa.
ps2: adesso la procura generale deciderà sulla competenza: che sia L’Aquila o Pescara, l’importante è che i pm abbiano voglia di scavare davvero in questa storia.