Le profonde e rapide trasformazioni del tradizionale assetto familiare degli ultimi trent'anni, hanno stimolato analisi complesse, da parte di tutte le scienze umane.
Antropologi, sociologi, psicologi, hanno individuato, attraverso gli studi specifici delle proprie discipline, un minimo comune denominatore, all'interno della società occidentale: la scomparsa della società patriarcale, ormai in controluce, rispetto all'emergere predominante ed incisivo del Femminile, quale operatore determinante di tutte le attuali trasformazioni socio-culturali, nell'ambito della famiglia.
Sembrerebbe essersi creata una situazione paradossale: non si trova più il Padre, non si trova più il Maschile o meglio, come sostiene Massimo Recalcati, noto psicoanalista lacaniano, nel suo libro dal titolo "Il complesso di Telemaco", non esiste più la "Legge del Padre”, in quanto esperienza psicologica del senso del limite.
Si è passati, a suo dire, dagli anni della contestazione giovanile del ‘68, in cui ce n'era "troppo" di padre e si desiderava "uccidere il padre" (così come nella tragedia di Sofocle, Edipo Re desiderava la morte del padre Laio), ai giorni nostri, in cui dobbiamo passare da Edipo a Telemaco, per descrivere il disagio contemporaneo, esistente nei rapporti genitori-figli. Telemaco, figlio di Ulisse nell'Odissea, non aveva mai conosciuto il padre.
Quest’ultimo gli appare nella forma dell'assenza, del vuoto. Il padre glorioso che torna a casa per ristabilire la Legge, non esiste più. Spesso si attribuisce la mancanza di rispetto delle regole all'assenza del padre, nelle contemporanee strutture familiari. In realtà, quello che manca, nei giovani è "l'assenza del senso della Legge", intesa come percezione di ciò che è impossibile.
La Legge del Padre, rappresenta la possibilità di definire il senso del limite ed è su questo che si basa, poi, il rispetto delle regole. "Se questo senso della Legge, non si imprime nel cuore dell'umano", viene vissuta come un peso piuttosto che una condizione di libertà. La Legge del Padre si configura come un' esperienza interna, mentre la regola è qualcosa di esterno.
Da questa generale confusione e/o co-fusione di ruoli ha origine la percezione di uno smarrimento collettivo e la convinzione degli studiosi, di essere in una terra di transizione che determina la disperata ricerca di nuovi codici simbolici. Se l'immaginario collettivo ha sempre definito l'identità sociale/familiare, attraverso una "naturalità" dell'essere madre e dell'essere padre, attualmente tale mappa cognitiva, sta perdendo le caratterizzazioni tipiche degli oggetti da interpretare.
Il figlio di una coppia arcobaleno avrà due madri o due padri e dunque le nuove generazioni potrebbero crescere nella prospettiva di un campo psichico, nel quale i costrutti di genitore e/o di co-genitorialità, non sarebbero, necessariamente, sinonimi di madre e padre, ma apparirebbero definiti dalle competenze genitoriali e dalle caratteristiche di personalità degli adulti in scena.
L'attuale richiesta di alcune coppie omosessuali, di abolire la festa della mamma e del papà, per lasciare spazio ad una più generica festa dei genitori, alla luce di quanto detto, rischierebbe di compiere un diniego di tradizioni e radici che hanno fatto parte dell'inconscio individuale e collettivo di intere generazioni, le quali percepiscono intensamente, lo stato di disorientamento e di destabilizzazione che abbiamo sopra, analizzato.
D'altro canto, evolversi, crescere, andare verso nuove prospettive individuali e familiari, non significa rinnegare il nostro humus di riferimento, ma utilizzare il dispositivo dell'integrazione psicologica, piuttosto che della destrutturazione dei ruoli tipici della famiglia nucleare. Jung, allievo di Freud, ha parlato di congiunzione degli opposti, riferendosi al maschile ed al femminile, principi strutturanti della psiche, la quale avrebbe una forma duale. In ognuno di noi coesistono, infatti, questi due poli energetici, rappresentati da una parte maschile ed una femminile che possono esprimersi anche nei ruoli materno e paterno. M. Recalcati analizza anche il ruolo della Madre, in quanto figura fondamentale nella cura del bambino, nel suo processo di individuazione e di raggiungimento della propria indipendenza.
L'illustre psicoanalista asserisce, infatti, che il compito della madre è quello di dire “Si” al proprio figlio, di prendersene cura sin dal momento del concepimento, di "ospitare la vita nella vita per poi lasciar andare il figlio, verso la vita".
Credo che entrambi i princìpi, materno e paterno, siano Archetipi della vita stessa ed in quanto tali, sarebbe necessario rappresentarli simbolicamente, nella realtà di ogni individuo, anche attraverso momenti di celebrazione collettiva. La festa della mamma e del papà non possono, a mio avviso, essere abolite, poichè rappresentano, in qualche modo, i "contenitori" psichici del Femminile e del Maschile, entrambi indispensabili ad ogni individuo, per lo sviluppo di una personalità armonica ed equilibrata, sia nelle famiglie nucleari che nelle famiglie omogenitoriali.
Credo sia opportuno, attualmente, riconoscere e promuovere la coesistenza, anche nei genitori dello stesso sesso, di una co-genitorialità, adeguatamente connessa ai ruoli simbolici ed alle funzioni concrete del Maschile e del Femminile, poichè nella vita tutto scorre, anche, attraverso gli opposti che si congiungono.
Ai posteri l'ardua sentenza.
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