Apperò l'angelo col bisturi


E poi succede che incontri una donna così. Che decide di tagliare corto, andare in pensione anche un po' prima del previsto perché c'è un compito che l'aspetta


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
07/05/2018 alle ore 10:00



E poi succede che incontri una donna così. Che decide di tagliare corto, andare in pensione anche un po’ prima del previsto perché c’è un compito che l’aspetta. Un compito al quale pensava da tempo, un desiderio e un bisogno, ma poi è proprio il tempo che ti manca e ti passa davanti così in fretta che quasi non ci pensi più. Finché.

Finché un giorno la chiama un direttore di banca. Anche lui è un uomo speciale se chiama Grazia Andriani, unica donna che si occupa in Abruzzo di chirurgia pediatrica all’ospedale di Pescara: le dice che lui custodisce i beni di Ada Manes e che con quei soldi lei vorrebbe fare qualcosa per i più deboli.

“Affido a lei i miei risparmi – gli disse la Manes – in modo che possano arrivare ai più deboli. Non ho eredi. So che troverà il modo gusto per destinarli a chi ne ha più bisogno”. Il modo giusto il direttore lo trova, eccome se lo trova. E trova anche la persona giusta, che forse è l’impresa più difficile.

E quando il direttore di banca chiama Grazia, è chiaro già cosa ha in mente: “Non ci vuole molto a convincerlo che nessuno è più debole di un bambino che non può curarsi o che non può curarsi con i migliori strumenti disponibili”, racconta Grazia. Ed è così che nasce l’idea di destinare i fondi di Ada Manes alla creazione di una onlus che aiuti a restituire un’infanzia normale a bimbi che soffrono di patologie nelle quali l’unica soluzione è l’intervento chirurgico, ed è così che nel 2015 nasce a Pescara la “Ada Manes Fonundation for cildren onlus” che in pochi anni mette in cantiere tantissimi progetti.

Grazia Andriani è la presidente. Da tre anni la sua vita è cambiata, in giro per i Paesi dove c’è bisogno di lei: Haiti, Sudan, Etiopia, Tanzania. Da quel giorno del gennaio 2015 Grazia si mette a studiare come far funzionare una onlus, a partire dalla fiscalità fino a tutti gli adempimenti burocratici. E poi inizia ad approfondire l’aspetto più difficile: come far arrivare la chirurgia pediatrica nei Paesi in via di sviluppo, in cui molto spesso la vita o la morte di un bambino sono considerati eventi del destino.

“In molti di questi Paesi è accettabile che un bambino possa morire per effetto di malformazioni che da noi possono essere agevolmente corrette. Il nostro lavoro non è soltanto quello di operare, ma di inserirci nelle comunità locali, spiegare, far capire, convincere. E non sempre è semplice”.

E anche il dialogo con i medici del posto non è poi così facile. Per questo una delle mission della onlus è proprio quella di formare i chirurghi dei Paesi in via di sviluppo, di insegnare tecniche nuove che contribuiscano a migliorare le professionalità locali.

Ne ha fatte di cose, in tre anni, la Fondazione diretta da Grazia Andriani: in Italia, ha donato all’ospedale di Pescara una struttura per operazioni in day hospital, che consente di ridurre i tempi di attesa legati alla disponibilità delle sale operatorie; ha assegnato una borsa di studio a un giovane specialista in Chirurgia Pediatrica dell’Università di Chieti-Pescara per un progetto di ricerca in urologia pediatrica; ha avviato un progetto di formazione di due medici del Congo, un chirurgo generale e una ginecologa, per approfondire le tecniche chirurgiche per l’età infantile e la diagnostica prenatale delle malformazioni connatali; l’acquisto di una strumentazione d’avanguardia per l’asportazione dei tumori infantili.

E poi, nei Paesi a risorse limitate, la Fondazione insieme ad altre associazioni no profit, ha partecipato a numerose missioni in Chirurgia pediatrica: in Etiopia, dove sono stati operati più di 200 bimbi con malformazioni dell’apparato uro-genitale e gastrointestinale; ad Haiti, per la formazione di due chirurghi, e sempre ad Haiti, la Fondazione ha sostenuto l’ampliamento dell’organico anestesiologico, progetto da 25000 dollari, per assicurare le urgenze chirurgiche pediatriche in tutti i giorni della settimana anziché solo in due, come avveniva prima; ha donato ad Haiti 100 dispositivi sanitari per la terapia degli empiei pleurici che affliggono quasi 10 bambini al mese. Ma anche in Tanzania e in Sudan la Onlus ha partecipato a progetti di formazione di personale sanitario.

“Voglio dirvi perché”, esordisce Grazia Andriani.

“Perché è necessario portare la chirurgia pediatrica nei paesi a risorse limitate? La risposta potrebbe sembrare ovvia: non ce l’hanno ma non fermiamoci qui, andiamo più a fondo, pensiamo cosa succede quando una nostra sorella zia figlia aspetta un bimbo. Quante ecografie quanti esami quante visite ginecologiche? Nei paesi del terzo e quarto mondo, che ve lo dico a fare, una donna aspetta un bimbo, spesso vive lontana dai centri con strutture sanitarie. Niente visite, niente eco. Se va bene qualche ostetrica. Il bimbo nasce. Ha un problema? La famiglia parte col fagottino avvolto in mille stracci, spesso affronta viaggi lunghi e faticosi e nel fagottino la vita va scemando. E se arriva a destinazione arriva in condizioni pietose, in ritardo e spesso è difficile o quasi impossibile curarlo. E se ha bisogno di un intervento chi se ne occupa? Un chirurgo generale abituato a fare ben altro che non la chirurgia delle malformazioni congenite. È giusto? Una stessa patologia da noi è sanabile, nei paesi a risorse limitate porta a morte quasi sicura. Quante ore di distanza tra Tanzania Italia? Sei ore. Tra Haiti e Italia? Nove ore. Tra Sudan e Italia? Sei ore. E’ accettabile che a così poca distanza da noi ci siano condizioni così diverse? Perché il progresso riguarda solo le compagnie aeree e le comunicazioni tramite cellulari e non le cure dei bambini più lontani? Sono forse meno importanti? Chi ha detto “la civiltà di una società si misura da come si occupa dei suoi bambini”? Forse dovremmo fare altro se vogliamo assicurare parità di diritto alla salute per tutti, ma dobbiamo cominciare proprio dai bambini che sono i più fragili e i più indifesi e dipendono in tutto per tutto dalla nostra volontà. E ognuno può fare un piccolo passo”.

Perché la Fondazione non vive di fondi pubblici, ma solo di donazioni.

ps: Apperò Grazia Andriani, mille volte grazie a te. Chi vuole può aiutarla, e con lei aiutare i sorrisi di tutti questi bimbi che vediamo nelle foto, donando il suo 5 per mille (Il cf della Fondazione è 02112080680).

 

 

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