Roberti: le mafie italiane in Spagna? Un fenomeno molto preoccupante




Categoria: ABRUZZO
19/06/2017 alle ore 11:20



(Agenzia Nova) - La morte violenta del capo della 'Ndrangheta Giuseppe Nirta, avvenuta qualche giorno fa ad Aguila è il segno che le organizzazioni criminali italiane hanno un forte radicamento in Spagna. Ne è convinto il procuratore nazionale antimafia Franco Roberti intervistato domenica dal quotidiano spagnolo "El Pais". Madrid deve preoccuparsi: un personaggio come Nirta "non si trova per caso" in terra iberica, "sta curando i suoi interessi. La stessa cosa che fece a lungo Raffaele Amato, capo dei capo della camorra napoletana". Il paese iberico, spiega Roberti è per i malavitosi "un luogo da colonizzare", "un posto strategico. Per motivi geografici e perché credono che possono fare i loro affari in un modo meno controllato. Probabilmente si sbagliano perché da quando abbiamo relazioni con i colleghi spagnoli l'indice di attenzione è cresciuto". Sono anche allettati, conferma il procuratore, da un regime carcerario che non prevede i rigori del nostro 41bis, una "prospettiva non gradevole" per chi finisce nelle mani della giustizia. Ricostruito lo strapotere della 'ndrangheta sulle altre mafie - la camorra si è trasformata in una "forma di gangsterismo urbano spesso associato ai minori - Roberti ragiona sul perché la criminalità organizzata italiana sia tanto difficile da estirpare. "Manca cooperazione internazionale. Le mafie come organizzazioni criminali strutturate esistono da prima dell'unità d'Italia e lo Stato non è mai riuscito a distruggerle. Ma nel momento in cui le mafie escono dall'Italia per investire il loro denaro è perché da noi esiste un sistema investigativo forte. Fuori di qui possono continuare a farlo con una certa tranquillità". L'ultima spina è per la delicata questione dei rapporti tra mafia e politica. Se è difficile vincere le battaglie è anche perché le mafie "operano nella zona grigia, lo spazio dove interagiscono con altri gruppi criminali non mafiosi" È il caso di Mafia Capitale, un sistema che si tiene più per la corruzione che per le intimidazioni. ma per uscire dalle generiche accuse alla politica, Roberti ricorda che bisogna parlare di nomi e partiti concreti. È il caso di Silvio Berlusconi? Il leader di Forza Italia, sottolinea il procuratore, "è stato indagato per mafia e non sono state raccolte prove sufficienti per portarlo in giudizio". Dell'Utri, suo amico e mano destra, "sta scontando una pena di sette anni in carcere. Qui non si fanno sconti, la magistratura italiana è indipendente, ma non possiamo condannare sulla base di sospetti".

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