L’Aquila è quel posto dove si può incontrare per caso, all’ora di pranzo, il rettore del Gran Sasso Science Institute. E senza remore chiedergli un’intervista che concede senza formalità. Specie perché Eugenio Coccia, tra gli autori della scoperta delle onde gravitazionali e della prima osservazione dei buchi neri (rivela Wikipedia a chi sia digiuno di fisica astroparticellare) si entusiasma come se fosse alle prime armi. Quando parla della sua creatura e del boom di richieste che scienziati di tutto il mondo hanno fatto quest’anno per venire a lavorare in una città, dove sono ancora aperte le ferite del terribile terremoto del 2009.
“Ogni anno - spiega il magnifico rettore - mettiamo a disposizione 40 borse di studio: quest’anno le richieste sono state addirittura 1446 la maggior parte dall’estero. Un record che rende il Gssi, l’Istituto italiano più internazionalizzato. Ma soprattutto questi numeri ci consentono davvero di selezionare talenti, di scegliere il meglio che c’è sulla piazza. E che vengono a vivere qui all’Aquila. E’ una cosa straordinaria se si pensa che nel 2013 le richieste erano state circa 550”.
Ma cosa può offrire a questi scienziati L’Aquila ancora alle prese con la ricostruzione?
“Intanto il dato delle domande rivela che l’Istituto è attrattivo e si distingue per l’originalità della formazione. Poi c’è un elemento anche sociolologico: questi scienziati hanno percepito che con la loro presenza danno qualcosa alla città che li cambia così come loro stessi contribuiscono al cambiamento dell’Aquila. Quindi, da questo punto di vista il terremoto, non è un elemento che impedisce la loro permanenza qui, anzi”.
Come nasce l’idea della Scuola di alta formazione accademica all’Aquila?
Nasce proprio dopo il terremoto. All’epoca ero direttore dell’Infn Gran Sasso. I nostri laboratori non erano stati danneggiati dal sisma, mentre l’Università sì. Quindi facemmo in modo di mettere i nostri spazi a disposizione affinché gli studenti potessero terminare l’Anno accademico. Poi, pensando a come rilanciare l’Aquila come città universitaria mettemmo a punto un progetto centrato su dottorati di ricerca nelle discipline della fisica, della matematica, dell’informatica e delle scienze sociali".
Cosa accadde poi?
"Lo presentammo all’Ocse e piacque molto. Del resto potevamo contare sulla reputazione di cui godevano i laboratori del Gran Sasso a livello internazionale che facevano da incubatore all’idea. Poi andammo dal governo per perorare la causa di una scuola di eccellenza in alcuni campi come la fisica delle particelle di origine cosmica. Sul modello di quanto venne fatto a Trieste dopo il terremoto del Friuli con la Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa). Che a sua volta si era ispirata alla Normale di Pisa voluta da Napoleone sul modello della Normale francese".
Che tipo di risposta avete ricevuto rispetto a questo progetto?
"In sede Ocse è stato immediatamente accolto con entusiasmo. A loro non piacciono le cattedrali nel deserto, né i poltronifici. A loro interessa il merito e noi siamo stati capaci di spendere in quella sede le eccellenze già esistenti e riconosciute in questo territorio. A Palazzo Chigi il ministro Fabrizio Barca (che sarà all’Aquila per il Festival della partecipazione a luglio, ndr) fece da link tra Osce e ministero dell’Economia. Ma vorrei ricordare anche quanto ha fatto il ministro dell’Università Francesco Profumo. E il governatore della regione Gianni Chiodi così come tutta la classe politica nazionale e regionale, di centro destra e di centrosinistra. Tutti al nostro fianco in maniera bipartisan".
Come sono stati gli inizi?
"Prima della valutazione dell’Agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario e della ricerca (Anvur) c’è stata una fase sperimentale durata tre anni in cui si lavorava con contratti a tempo determinato. Gli spin off sono stati l’Infn e l’Università dell’Aquila grazie al nuovo rettore Paola Inverardi. E poi c’è stata la disponibilità di tre Atenei italiani a farci, per così dire, da garanti per i titoli di ricerca e cioè la Sissa di Trieste, l’Imt di Lucca e il Sant’Anna di Pisa. Dal 2016 siamo a tutti gli effetti una Scuola superiore universitaria, come gli atenei appena citati e come lo Iuss di Pavia e la Normale di Pisa. Grazie ai dottorati originali, reclutiamo ricercatori da tutto il mondo e stiamo anche richiamando cervelli italiani dall’estero a livello di insegnanti. Come Alessandra Faggian che ha scelto di tornare dall’Ohio State University".
Mettete a disposizione 40 borse di studio l’anno e nel 2017 avete registrato un record di richieste. Ma non avete neppure un campus
"Ci stiamo allargando. Già occupiamo una serie di edifici nella zona della villa comunale. Praticamente è il nostro fortino. Dal primo novembre ‘occuperemo’ anche l’altro lato della piazza. Faremo dell’ex Grand Hotel dell’Aquila in corso di ristrutturazione il campus della nostra cittadella della scienza".