Dicono, ma forse non è vero. Dicono che i 5Stelle abbiano già venduto l'anima al diavolo. Per calcolo o per danaro o per paura, poco importa.
Quel che importa è che i ragazzi terribili di Beppe Grillo s'appresterebbero a tradire il mandato ricevuto da oltre 11 milioni di italiani e sarebbero belli che pronti ad un governissimo. Un esecutivo dalle intese extralage con dentro tutti o quasi. Una roba simile a quel governo Letta che nel 2013 li relegò all'angolo e che stavolta li vedrebbe partecipi e ragionevoli.
Dicono, ma forse non è vero, che il pressing della gente che conta abbia sin da subito fatto breccia nell'animo commerciale del Casaleggio junior e che quindi si sia trasferito nei perfetti abiti di sartoria paretenopea in uso a Giggino settebellezze. Che i ragionamenti e gli scambi di opinioni con manager e banchieri, con funzionari dell'Unione europea e con diverse ambasciate occidentali abbiano prodotto un mutamento copernicano nei convincimenti dei pentastellati rendendoli assolutamente più malleabili e inclini al compromesso.
Dicono, ma forse non è vero, che, pur rendendosi conto dell'azzardo, Di Maio stia seriamente valutando di acconsentire alla nascita di un esecutivo giallo-rosso-blu. Governo di necessità, ma ben incartato nell'involucro della lealtà atlantica e della responsabilità europea.
Cosicché, dopo aver tuonato contro il Cavaliere impresentabile, il "capo politico" dei pentastellati sarebbe in procinto di imbarcarsi in un esecutivo non solo con ministri riconducibili a Berlusconi, ma anche con altri targati Matteo Renzi: un capolavoro di autolesionismo e di miopia politica che segnerebbe l'inizio della fine per il Movimento.
Possibile? Possibile che siano così stupidi o così spaventati o così ricattabili? È questa la domanda alla quale dalle prossime decisioni dei M5S scaturirà la risposta. Anche perchè, dinnanzi ad uno scenario siffatto, è ovvio che sarebbe il solo Matteo Salvini a capitalizzare, diventando centro di gravità permanente per quella maggioranza numerica e politica di italiani che ha sperato davvero il 4 marzo scorso, col suo voto, di poter cambiare le cose. Dicono, ma forse non è vero, che tutto sia già pronto.
E che pure Mattarella abbia avuto gli "affidavit" necessari. Anche se bisognerà attendere l'esito delle regionali in Friuli e in Molise. Perchè se appare possibile che a Campobasso il voto parentale o clientelare possa ancora sorridere a Berlusconi, la bora che invece soffia da Trieste sembra in procinto di spazzare via sia il Pd sia Fi a tutto vantaggio della nuova Lega di Salvini.
Ecco, sussurrano tutto questo e pure dell'altro quelli che tutto sanno. E se la ridono alle spalle di quegli squinternati che volevano cambiare il mondo. Dicono, ma forse non è vero.
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