A pochi giorni dal nono anniversario di quel sisma che ha cambiato per sempre il volto, il cuore e la storia del capoluogo abruzzese, qualcosa torna timidamente a germogliare tra le macerie.
Secondo stime attendibili, la ricostruzione privata si può dire ampiamente lanciata, e il suo processo si avvia verso le fasi conclusive, sebbene permagano numerose criticità. A fronte di oltre 29 mila pratiche, ne sono state istruite ad oggi 24mila 768. Sono invece 8.876 le persone ancora alloggiate nei Progetti Case, e 2.272 quelle che si trovano nei Map (moduli abitativi provvisori).
Ma la vera piaga del post sisma è la ricostruzione pubblica, dove il cumulo dei ritardi cresce soprattutto a causa della rigidità normativa. Per comprenderne la portata, basti pensare che nessuno degli edifici scolastici danneggiati è stato ricostruito. Si procede dunque a macchia di leopardo, tra una strada aperta e un'altra chiusa, un palazzo tirato a nuovo e uno in rovina, così come la potenza della terra l'ha segnato in quella notte di tanti anni fa.
Molti aquilani hanno scelto di traferirsi, molti altri sono rimasti all'ombra delle gru, le stesse che ogni giorno lavorano per re-inventare la memoria di edifici, chiese e monumenti. Il passato, o meglio il futuro, di quello che è il sesto centro storico italiano, torna lentamente alla luce, tra le vie brulicanti di cantieri e ponteggi che sembrano voler contrastare ogni possibile spirito di resa.
Entro la fine del 2018 dovrebbe terminare il restauro delle mura urbiche, mentre è già tornata a riaccendersi la Fontana Luminosa, una delle più rappresentative della città, a pochi passi dal Castello Cinquecentesco e dell’Auditorium progettato da Renzo Piano. La riapertuta in tempi record della Basilica di Collemaggio, vero e proprio momento di riscatto morale e civile, ha restituito poi agli abitanti un forte senso di appartenenza. Stessa sorte felice per la Chiesa di San Bernardino, luogo di culto ma anche di ritrovo, dove gli aquilanisono soliti celebrare i momenti più importanti della loro vita cristiana.
E' tornato agli antichi splendori anche il Munda(Museo nazionale d’Abruzzo) e il monumento delle 99 Cannelle, altro simbolo identitario, dopo un intervento del Fai costato circa 750 mila euro. La ricostruzione nel centro storico è di fatto scattata a fine 2012, con il programma di finanziamento deciso dall’allora ministro per la coesione territoriale Fabrizio Barca.
Indipendentemente dai numeri però, studiare l'esperienza de l'Aquila, ci ricorda che la questione sisimica in Italia è ben lontana da una risoluzione veloce ed efficace, come testimonia lo stato del cratere di un altro evento tellurico disastroso, quello di agosto/ottobre 2016 nel Centro Italia. Nelle Marche, l'attività degli Uffici predisposti alla ricostruzione è praticamente ferma, incapace di bypassare i buchi di organico e i pasticci tecnici e burocratici . A un anno e mezzo dall'inizio dell'emergenza poche sono le risposte date alle popolazioni, afflitte come se non bastasse, da una nuova, recentissima escalation di scosse.
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