Parigi, 16 giu 08:34 - I cinesi continuano a fare shopping tra i campioni del capitalismo italiano e ora puntano al terzo gruppo della grande distribuzione del paese: lo scrive il quotidiano economico francese "Les Echos" riferendo che il gruppo cinese Yida, colosso dell'immobiliare e dell'energia, ha fatto un'offerta da 7,5 miliardi di euro per acquistare la catena italiana di supermercati Esselunga dalla famiglia Caprotti che ne è proprietaria; si tratta, spiega il corrispondente da Roma Olivier Tosseri del giornale francese, di un'offerta del 25 per cento superiore a quelle avanzate dal fondo statunitense Blackstone e da quello britannico Cvc Capital Partners, che avevano valutato Esselunga tra i 4 ed i 6 miliardi.
L'offerta cinese arriva nel momento in cui si sono insediati i nuovi vertici dell'azienda italiana, nominati all'inizio di questa settimana dal consiglio di amministrazione: come prescritto dal testamento lasciato dal fondatore Bernardo Caprotti morto nell'ottobre 2016, la sua seconda moglie Giuliana Albera e la loro figlia Sylvia hanno ereditato il 70 per cento del capitale di Supermarkets Italiani, la holding familiare proprietaria del marchio Esselunga che dà lavoro a 22 mila dipendenti e che nel 2016 ha registrato un giro d'affari annuale di 7,5 miliardi di euro. Finora le manifestazioni di interesse erano arrivato esclusivamente da paesi occidentali: dal gruppo francese Carrefour, da quello britannico Tesco, dallo spagnolo Mercadona e dallo statunitense Walmart.
L'amministratore delegato Carlo Salza è incaricato di mettere in pratica il nuovo piano industriale 2020: saranno aperti cinque nuovi supermercati (dopo quello di Roma in aprile, a Verona in giugno, a Bergamo e Novara entro il mese di dicembre e poi a Varese); verrà realizzata una piattaforma logistica per il nord-est della Penisola e l'e-commerce sarà sviluppato. Tuttavia, sottolinea"Les Echos", se sulla strategia industriale gli eredi di Bernardo Caprotti sono in sostanziale accordo, ci sarebbero invece dissensi sulla risposta da dare ai cinesi: nel suo testamento il patriarca aveva vietato soltanto che il gruppo fosse venduto ai suoi nemici giurati, la Coop; tra gli eredi c'è chi vorrebbe continuare a gestire l'azienda a livello familiare, e chi invece preferirebbe vendere. In caso di acquisto da parte dei cinesi, conclude il giornalista francese Olivier Tosseri, si rivelerebbe premonitore il titolo dell'opera che il fondatore Bernardo Caprotti aveva dedicato alla storia della sua azienda: "Falce e Carrello".
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