Rimpastino zero virgola: ecco la new entry che dovrà assicurare ancora un po' di ossigeno all'esecut


Dalfy resta presidente, però il compito di presentare alla stampa il rimpastino di fine legislatura tocca a Giovanni Lolli,


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
10/04/2018 alle ore 10:00

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Dalfy resta presidente, però il compito di presentare alla stampa il rimpastino di fine legislatura tocca a Giovanni Lolli, vice presidente con delega alle rogne (e alle pessime figure).  Ecco a noi Giorgio D’Ignazio, in quota Federica Chiavaroli, presente alla conferenza stampa e presentata in pompa magna ancora come sottosegretaria (e in effetti lo è, sia pure di un governo dimissionario sul punto di lasciare il passo a un esecutivo di diverso colore, ma qui tutto fa brodo).

E’ lui il nuovo assessore della giunta di Luciano D’Alfonso, la new entry che dovrà assicurare ancora un po’ di ossigeno all’esecutivo.

“Questo non è un rimpasto e D’Ignazio non è una sostituzione – si incarica di dire Lolli – ma un allargamento e un arricchimento della maggioranza”.

Allargamento, dice: così il Pd in caduta libera allarga la maggioranza con lo zero virgola della lista Chiavaroli-Lorenzin, e scusate se è poco. E l’enfasi con cui viene annunciato questo “allargamento” tradisce l’incapacità di cogliere persino il ridicolo della situazione. 

Ieri a Pescara erano seduti dietro il tavolo una serie di esponenti politici tutti a vario titolo bocciati dagli elettori. Lo scopo del rimpasto o dell’allargamento, chiamatelo come vi pare, è solo il tentativo di garantire un po’ di voti alla maggioranza oggi in Consiglio regionale che sennò rischierebbe di andare sotto, e soprattutto alcuni mesi di vita in più in sella alla poltrona di governatore a Luciano D’Alfonso, che vuole continuare a barcamenarsi ancora un po’ tra Senato e Regione.

Certo, Lolli ieri ha detto che queste ore serviranno anche ad approfondire i temi posti dagli assessori dimissionari Donato Di Matteo e Andrea Gerosolimo, ma è una bugia, perché Dalfy non ha nessuna intenzione di mettere da parte l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, come viene chiesto da Di Matteo, né di cambiare le scelte di politica sanitaria, né tantomeno di dirottare un po’ di fondi del Masterplan alle politiche sociali. 

“Con loro la discussione è in corso, pongono ragioni molto serie – ha detto il vicepresidente – questioni di funzionamento della Giunta e questioni programmatiche. Non sono i soli a porre queste questioni. C’è anche una componente politica importante che è Leu. Siccome non sono abituato a cacciare i conigli dal cappello e ritengo ragionevoli e fondate le argomentazioni di questi nostri amici e compagni, abbiamo deciso in questi giorni di dare vita ad un tavolo di approfondimento su tre temi principali: sanità, lavoro e politiche sociali”.

Bisogna trovare i sostituti, e pure in fretta. Certo, le scelte che vengono fatte oggi avranno ripercussioni sulle prossime elezioni regionali, e per questo forse non vogliono accantonare Di Matteo.

E l’ipotesi di far entrare anche Mario Mazzocca in giunta si è scontrata con i paletti messi da Articolo uno, che ieri si è riunito e ha fatto prevalere un secco no. Da più parti si è fatta anche l’ipotesi di un ingresso di Pierpaolo Pietrucci, come ventilato già qualche mese fa, ma ieri alla fine l’unico decreto di nomina firmato dal presidente è stato per D’Ignazio, per lasciare ancora le porte aperte ai due assessori dimissionari.

Poi, sulla data delle elezioni, grande scivola e casca:

“C’è un presidente del Consiglio regionale che è garante dei diritti dei Consiglieri regionali, a partire da Luciano D’Alfonso. Si rispetteranno integralmente le leggi regionali e del Senato. Nel momento in cui D’Alfonso si dimetterà, entro tre mesi bisogna votare”, ha concluso Lolli. E Di Pangrazio era presente lì, a parlare di giunta e di rimpasto. Come possa fare a garantire i diritti dei consiglieri, di tutti i consiglieri, è difficile da capire.

ps: Ma questa Regione ci ha abituato davvero a tutto.