Domenico Santacroce e la Scozia: ecco il racconto di chi ce l'ha fatta


Una storia avvicente che si lascia leggere tutto d'un fiato, tra voglia di riscatto e conservazioni dell proprie origini


di Enrico Filotico
Categoria: ABRUZZO
08/04/2018 alle ore 21:01



E’ possibile che quando Antonio De Panfilis abbia saputo la storia di Domenico Santacroce si sia immaginato un viaggio alla Kerouac riadattato in chiave abruzzese. Non la macchina, ma la cucina. Il tratto più marcato dell’italianità. I figli della generazione erasmus non possono apprezzare forse il senso di emigrare in un contesto, quello di oggi, dove globalizzazione ed esperienza all’estero sono alla base di ogni percorso di formazione.

Quando Domenico Santacroce ha chiuso le valigie e ha individuato la Scozia come destinazione, tutto era meno che uno studente a spasso. Un giovane diplomato dell’Istituto Alberghiero di Roccaraso, voglioso di scoprire cosa si potesse fare oltre i confini.

La testa dell’imprenditore lo porta nelle più importanti location di Scozia ed Inghilterra, nella grigia Londra impara l’arte di essere leader nel settore: cucina e servizio, binomio inscindibile per il successo. Il ritorno a casa. Gli investimenti, il buonsenso nelle scelte imprenditoriali, osate calibrando la giusta dose di temerarietà e di attenzione. Da Pratola Peligna a Sulmona, nel mezzo Cardiff e Londra. Forse sarà stata questa la miccia che ha fatto nascere “Vita, opere e buona sorte di Domenico Santacroce” (Edizione Tabula Fati) scritto da Antonio De Panfilis.

Un libro che funziona. In edicola da un paio di settimana, lo scritto di De Panfilis vanta collaborazioni di altissimo livello, dalla presentazione di Vittorio Sgarbi, alla magnifica Postfazione dello scrittore Giovanni D’Alessandro ed in quarta di copertina una nota di Nicola Gardini, scrittore poeta pittore, docente ad Oxford.

In edicola da un paio di settimane, il volume sarà presentato proprio nella location finale di questo viaggio. A Sulmona sono previste le presenze di figure di massimo rilievo, dal già Ministro Sgarbi al docente di Oxfortd Gardini. Entrambi lieti di collaborare ad uno scritto che tra emozioni e parole, inserisce anche uno spazio dedicato alle immagini. Elemento di massimo rispetto per chi parla di arte, quella culinaria, che ha bisogno della raffigurazione per essere valorizzata al massimo.

Nel libro è presente infatti un inserto di 16 pagine d’immagini a colori e una preziosa Appendice culinaria, di 25 pagine, con alcune ricette e menu proposti da Domenico Santacroce, compreso il menu del pranzo preparato per Benedetto XVI, in occasione della visita pastorale del pontefice a Sulmona, il 4 luglio 2010, nell’ottavo Centenario della nascita di Celestino V.

La vita di un abruzzese come tanti. Lo spiega Sgarbi nella sua introduzione. Imprenditore ed amante di quello che involontariamente caratterizza il made in italy, cucina ed arte. “Ciò che mi ha colpito di più è la collezione di opere d’arte su tela appese alle pareti. I quadri.” racconta il critico d’arte ferrarese, capitato per caso nell’Hotel Ovidius. “Ricordo che capitai lì nella hall, non so come, una prenotazione casuale, anni fa. E scorgere prima un dipinto di Formichetti… e poi un bozzetto di Carrà, distribuiti anche per le scale di quell’hotel che affaccia sulla splendida cattedrale di San Panfilo”.

Una storia avvicente che si lascia leggere tutto d’un fiato, tra voglia di riscatto e conservazioni dell proprie origini. La storia di un abruzzese che ce l’ha fatta.

 

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