A Salvini fischiano le orecchie. Perchè il suo problema non è Di Maio. Il suo problema è Berlusconi. Ragion per cui o il leader leghista riuscirà a stopparlo prima e giubilarlo poi (magari come già fatto col vecchio Bossi) oppure sarà lui, il volpone di Arcore, a papparselo con tutta la barba.
La soluzione del rebus di governo, dopo il primo giro al Colle, è ancora complicata: ci vuole "responsabilità", ça va sans dire!, hanno cominciato a singhiozzare le prefiche dello status quo. Ed è perciò certo che ogni responsabile che si rispetti, a Montecitorio come a Palazzo Madama, attenda molto responsabilmente una chiamata, un contatto, un messaggio, un pizzino o almeno un semplice cenno per manifestare la sua innata, pronta e assoluta disponibilità.
Cosicché a Salvini fischiano le orecchie. Perchè lo schema non è nuovo ed è, anzi, del tutto simile a quello pre-elettorale, seppur sia stato solo sussurrato, sottinteso e negato. Schema che ha sempre un suo fascino: il centrodestra berlusconiano e il Pd renziano con i "responsabili" a sostegno. Ovvero, il Verdini-pensiero che s'afferma ancora pur senza l'opportunità di vedere in azione quel mattatore d'aula del Denis.
Schema che prevede un Cavaliere pronto a mettere in campo la sua illimitata capacità di convincere, lusingare, soggiogare e persuadere spinto dai fedelissimi che in queste faticose giornate lo circondano d'affetto sino quasi ad asfissiarlo. Quasi, però. E con tutta la necessaria attenzione e premura. Perchè, non sia mai!, venisse a mancare Lui - seppur per eccesso d'amore - è proprio la Forza Italia dei vari Brunetta, Gelmini, Romani e Bernini che si squaglierebbe all'istante. Che evaporerebbe in larga parte verso i "barbari sognanti" e, meno, verso quel partito non ancora Nazione.
Ecco perché a Salvini fischiano le orecchie. Perchè ha compreso quale astuzia, la regia accorta di Gianni Letta, ha messo in campo: vai avanti tu, Matteo, che noi tutti assieme appassionatamente ti porteremo a Palazzo Chigi anche in processione; noi con l'altro Matteo che a chiunque può opporre un rifiuto tranne che a Silvio nostro; e stai certo che, semmai qualche numero dovesse mancare, lo si troverebbe. Responsabilmente.
È così che la trappola per depotenziare il leghista che ha avuto la dabbenaggine di battere (mai successo prima!) zio Silvio e la supponenza di lanciare l'Opa su tutto il centrodestra è già attiva. Con una ulteriore variante: quel Bobo Maroni, per adesso in panchina, ma pronto al "sacrificio" ove ci fosse la necessità di sugellare altrimenti il futuro patto di governo centrodestra-Pd in nome dell'Unione europea e dei Mercati. È per questo che a Salvini fischiano le orecchie.
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