Più assunzioni per tutti: ecco cosa dovrà fare in questi cento giorni


dalfy in realtà, deve mettere al sicuro i contratti dei fedelissimi, che continuano a lavorare al suo fianco per ora a titolo gratuito


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
28/03/2018 alle ore 10:02

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Ecco cosa dovrà fare in questi cento giorni. Tanto per cominciare, venerdì prossimo approverà i consuntivi in Giunta. In tutta fretta, perché ci sono da prorogare i contratti per 36 assunti e chissà quanti altri.

“In questo lasso di tempo dimostrerò quanto abbiamo portato a favore degli abruzzesi dentro al bilancio della Regione Abruzzo. Oltre tre miliardi di euro aggiuntivi che noi abbiamo spalmato per la vita delle imprese, per le infrastrutture, per i territori”, ha detto soltanto due giorni fa il governatore-senatore dei cento e passa giorni ai giornalisti dopo la conferenza stampa convocata per annunciare la firma a non si sa quanti progetti del Masterplan (firma del tutto inutile, quella sua: fanno fede le firme dei dirigenti regionali, che vengono apposte senza telecamere e non fanno spettacolo).

Luciano D’Alfonso, in realtà, deve mettere al sicuro i contratti dei fedelissimi, che continuano a lavorare al suo fianco per ora a titolo gratuito. Ieri mattina per esempio è partito alla volta di Roma accompagnato dal fedele cerimoniere Marzio Cimini a bordo di un fuoristrada bianco.

Ad accoglierlo sotto piazza Unione la fedele segretaria Marianna Di Stefano, il suo braccio destro Enzo Del Vecchio, l’assessore alla Sanità Silvio Paolucci, l’autista privato Ermanio Cetrullo, l’imprenditore Guglielmo Boschetti (che per lui e la Chiavaroli organizzò una cena elettorale a casa sua) che lo fotografava da ogni angolatura. Tutti ad accogliere un misterioso tizio in Maserati con cui Dalfy e il suo seguito si è riunito al bar. Poi, una volta partito alla volta di Roma, il presidente ha lasciato il signore della Maserati in compagnia di Paolucci.

Quindi venerdì la giunta all’ordine del giorno ha inserito l’approvazione dei rendiconti per poter procedere in tutta fretta a nuove assunzioni e prorogare quelle vecchie, dopo lo stop inferto dalla Corte dei Conti che a giugno dello scorso anno, rispondendo a un preciso quesito posto dal Consiglio regionale, ha intimato alla Regione Abruzzo di fermarsi, di non fare contratti: non solo quelli di collaborazione continuativa ma neppure i comandi che sono vere e proprie “assunzioni sotto mentite spoglie”.

Quindi l’Abruzzo fino a oggi ha avuto le mani legate, nessun escamotage nessuna scorciatoia nessuna eccezione alla legge 113 del 2016, e così anche i contratti scaduti nei mesi scorsi sono rimasti bloccati. Intanto perchè la legge 113 introduce un sistema sanzionatorio piuttosto rigoroso nei confronti degli enti inadempienti sui bilanci, stabilendo il limite massimo del 30 aprile per l’approvazione dei rendiconti. E la Regione Abruzzo all’epoca i rendiconti a partire dal 2013 non li aveva ancora approvati. Per la verità la Corte dei Conti stabiliva anche che non bastasse che la Regione si affrettasse ad approvare il rendiconto perché “ogni determinazione infedele del risultato di amministrazione si riverbera a cascata sugli esercizi successivi”, quindi il divieto di spesa per gli enti inadempienti andava ben oltre la data dell’eventuale approvazione del rendiconto. E che insomma non bastava che la giunta approvasse il documento, diceva la Corte: bisognava aspettare la verifica contabile degli organi di controllo e tutti i passaggi successivi che avrebbero attestato negli anni che il bilancio è finalmente risanato.

Ma adesso però la Regione si attacca all’articolo 9 della legge 113 del 2016, nel passaggio in cui si dice che le misure sanzionatorie si applicano alle regioni “in caso di ritardo oltre il 30 aprile nell’approvazione preventiva del rendiconto da parte della Giunta, per consentire la parifica da parte delle sezioni regionali di controllo della Corte dei Conti; essa non si applica in caso di ritardo nell’approvazione definitiva del rendiconto da parte del Consiglio”.

E la Regione ha già approvato i rendiconti 2014 (a settembre 2017) e 2015 (a gennaio 2018). Manca all’appello il 2013 e 2016, che dovranno essere approvati venerdì in giunta. E il 2017, che dovrà essere approvato entro il 30 aprile.
Insomma, basta l’approvazione in giunta, non occorre il passaggio in Consiglio regionale, almeno questo è l’orientamento dei tecnici dalfonsiani che con una corsa a perdifiato tentano ora di recuperare 4 anni di inadempimenti.
Una promessa fatta a tutti i 36 assunti entro il 30 aprile dello scorso anno per i quali la Regione ha già chiesto la proroga del contratto.

In attesa di proroga anche tanti staffisti con contratti scaduti, che continuano a lavorare in veste di volontari in attesa che Dalfy rinnovi loro i contratti: a partire dal cerimoniere Marzio Maria Cimini (classificato come assistente amministrativo) e del consigliere politico, così come ama definirsi, Andrea Catena e Rocco D’Alfonso, ex sindaco di Penne coinvolto nell’inchiesta sugli appalti della Regione (in particolare su un immobile messo in vendita nel 2015 a Penne) e poi in un’altra inchiesta della pm Picardi sulla sua nomina all’interno dello staff: a lui il contratto è stato già rinnovato lo scorso anno e ora resta al palo.


ps: ma niente paura, Dalfy pensa a tutto (e a tutti). Ce ne ha di tempo: si è preso 100 giorni.