E adesso che succede nel campo del centrodestra dopo il passo in avanti di Civiche per l'Abruzzo? C'era il pienone all'Aurum di Pescara per una tavola rotonda in stile “barcamp” promossa da 12 tra sigle, associazioni e movimenti civici regionali (oltre ai relatori, anche Cuore nazionale, Ideabruzzo, Per Ortona, Investiamo, Io resto, Io sto con Avezzano, Movimento abruzzo futuro) che hanno messo in chiaro cosa occorre alla politica per tornare a ricucire con i territori, dopo il risultato delle politiche.
Non a caso il ritornello di slogan, hashtag e interventi è stato quello del “filo civico” che è utile per andare a recuperare anche punti tra loro (apparantemente) lontani, ma che attendono solo l'occasione di aggregarsi.
(QUI IL SERVIZIO DEL TGR ABRUZZO)
E i quattro interventi (Gianluca Zelli di Azione Politica, Giovanni Di Pangrazio di Abruzzo al Centro, Roberto Santangelo di L'Aquila Futura e Daniele Toto di Pescara Liberale) hanno centrato il colpo, corredati da un formato all'americana con interventi secchi di otto minuti e con una ricca platea, composta da numerosissimi amministratori locali provenienti da tutte le province e dall'ex parlamentare Fabrizio Di Stefano.
Ne è venuto fuori uno scacchiere armonico e diversificato, preceduto da un panel tecnico curato da Maria Cristina Luciani da cui emerge che l’Abruzzo era la Regione che si presentava nelle condizioni migliori rispetto alle altre economie del Mezzogiorno alle politiche monetarie del 2015 di sostegno dell’economia. Ma dopo gli effetti immediati della crisi economica arrivata dagli Stati Uniti nel 2008, perdeva complessivamente il 7,2% di Pil dal 2008 al 2014, la migliore performance rispetto ad altre Regioni del mezzogiorno che perdevano complessivamente a doppia cifra (Campania -15,2%, Calabria e Sicilia 14,2%, media Mezzogiorno 13,2%).
Per cui il filo è direttamente proporzionale a quell'idea di rinascita dopo gli strappi della delusione, degli egoismi e delle promesse irrealizzabili per comunità sempre più disilluse, ma che non hanno perso la speranza.
Ma perché oggi occorre ricominciare? Secondo Zelli le candidature alle scorse politiche non sono state frutto né di condivisione né di dibattito. “Per le prossime regionali non andrà fatto lo stesso errore. I problemi andrebbero affrontati da una giunta stabile che invece in questo momento è preda di rimpasti e altre distrazioni. Stavolta non si potrà fare a meno dei territori: ripartiamo dal civismo".
E aggiunge: “L’Abruzzo scelga un percorso chiaro, scelga dove e come investire per crescere, scelga i propri candidati, scelga a chi affidare la propria rappresentanza. Questo è l’altro Abruzzo, pensato qui e non in segrete stanze, pensato con voi e non con estranei, pensato ora e non nel tempo vecchio della spartizione”.
Un passaggio che Di Pangrazio ha sintetizzato con lo slogan “accoglienza e non esclusione”, in riferimento alle dinamiche che hanno caratterizzato la governance regionale. Se il M5s ha vinto nei territori, ha osservato, è perché meglio di altri è riuscito a sondarne umori ed esigenze: “Ora tocca a noi mettere in piedi L'Altro Abruzzo e replicarlo anche in altre regioni, con la certezza che mai più il candidato governatore sarà imposto da Roma”.
Su un punto sono tutti d'accordo: l'Abruzzo è un territorio assai peculiare, la cui icona in questo momento è certamente L'Aquila con le ferite del terremoto ancora aperte.
“Perché non immaginare un percorso che ci porti a diventare regione a statuto speciale?” si è chiesto Santangelo, la cui formazione esprime anche due assessori comunali. “Sarebbe l'occasione perché il civismo diventi cerniera tra cittadini ed esigenze, così come il sindacato lo è stato tra lavoro e lavoratori”.
Ma prima di progetti e proposte serve un grande cambiamento che Daniele Toto ha sintetizzato con l'esigenza di una “grande rivoluzione, senza la quale nessun grande cambiamento è possibile in cui la rete delle 12 liste civiche sarà parte attiva in un progetto politico che avrà un ruolo già alle prossime regionali". "L'elettorato - dice - ha punito i partiti perché il messaggio non si è rivelato esaustivo delle necessità dal territorio".
Il ragionamento di Toto poggia sulla contingenza di una regione priva di programmazione, visione e strategia che ha fatto dei tagli di nastro e delle promesse un mantra salvo poi scoprirsi nuda: “Al momento dinanzi a noi abbiamo la strada del civismo, il filo che può riannodare anime slegate e distanti che proprio per godere di nuova linfa devono darsi una progettualità”.
Quella presente nel giacimento infinito di entusiasmo e di politica che si chiama civismo. Gli artigiani del civismo, da Pescara, si candidano a non restare in silenzio.
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