Saldi e premi di fine stagione. Allo stipendificio Ater il presidente-senatore della Regione Abruzzo Luciano D’Alfonso piazza tre nomi di fiducia, uno per la verità in quota centrodestra, anzi meglio, in quota Carlo Masci.
Così, subito dopo il voto del 4 marzo e prima, un po’ prima di mollare la presa sulla Regione, ecco pronte le nuove poltrone per Antonello Linari, nominato commissario e per Gianni Santilli e Marcello Longo, subcommissari dell’Ater di Pescara. I compensi sono discreti: 23.760 euro più le spese per il commissario, il 30 per cento circa dello stipendio di un consigliere regionale.
Nomine fatte appena l’assessore al ramo Donato Di Matteo si è fatto da parte, firmando le dimissioni. E fatte nonostante sia chiusa nel cassetto da quel dì la riforma delle Ater, approvata e subito congelata. Perché la Regione Abruzzo nel 2015 ha dato il via libera in Consiglio regionale alla famosa riforma delle Ater (aziende territoriali per l’edilizia residenziale) che prevede la cancellazione delle cinque aziende in un’unica organizzazione, chiamata Ara. Le taglieremo. Le accorperemo. Risparmieremo.
Il meraviglioso mondo in emo promesso dal presidente della Regione Abruzzo in campagna elettorale quattro anni fa è finito contro un muro di dimenticheremo. Nessun taglio, nessuna razionalizzazione. Le cinque Ater sono ancora lì nonostante la legge di riforma approvata prevedesse il loro accorpamento sotto un unico tetto, invece sono più utili così: più poltrone per tutti, altro che un’unica Ater.
Uno stipendificio dentro l’altro, come le Matrioske: dentro le Ater vive un altro mondo, che sono gli Erp, i centri di edilizia residenziale pubblica. Un esempio: dentro l’Ater dell’Aquila c’è un amministratore unico, un presidente del collegio sindacale, due sindaci. E poi viene il bello: c’è un commissario Erp dell’Aquila, tre componenti Erp di Avezzano, uno dell’Aquila. E poi un presidente Erp di Avezzano, con due componenti Erp dell’Aquila, e poi c’è quello di Sulmona, con un presidente, due componenti dell’Aquila, cinque di Sulmona, uno di Avezzano, uno dell’Aquila e così via, moltiplicato per cinque Ater e cinque Erp, e venne il cane che si mangiò il gatto che si mangiò il topo che al mercato mio padre comprò. Una moltiplicazione surreale dei pesci dei pani e delle poltrone.
ps: sono i saldi (con tanti soldi) di fine stagione.