È la "responsabilità" il problema d'Italia, non la sua soluzione. E non se ne può più


È diventata la parola chiave della Repubblica Italiana. L'emblema di chi prova a mascherare ogni problema


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
10/03/2018 alle ore 11:52



E no, signori miei. Non si può ancora invocare la "responsabilità". Perché non è certo così che si risolvono i problemi. Epperò, come la pioggia dopo lo scirocco, l'appello al senso di responsabilità è arrivato anche stavolta. Rivolto a chi ha vinto, ma non ha i numeri e a chi ha perso, ma fa le bizze.

Sceso giù dritto, dal Colle più alto di Roma, frutto dei dubbi di un Mattarella (irresponsabile per Costituzione!) alle prese con il rompicapo elettorale, il tema della "responsabilità" si è impossessato delle redazioni di giornali e tv.

Un invito che - va da sé - è stato subitamente condiviso dai destinatari. Da vinti e vincitori. Da Renzi (che se ne è andato a sciare), da Salvini (in cerca di una patente moderata), da Di Maio (che sogna di ottenere l'Incarico) e anche da Berlusconi (che necessita solo di tempo per tornare alle urne).

È tutto un germogliare di responsabilità nella immensa distesa delle buone intenzioni politiche che, però, difficilmente produrranno larghe intese.

Resta il fatto che se qualcuno volesse un giorno capire come mai una terra benedetta da Dio possa essersi ridotta in un tale disastro, gli basterà valutare l'impatto e le conseguenze, sulla vita reale, di questo dannatissimo sostantivo che continua a rimanere appiccicato al nostro vocabolario.

È diventata la parola chiave della Repubblica Italiana, la "responsabilità". L'emblema di chi prova a mascherare ogni problema. E di chi si frappone ad ogni rinnovamento. È l'ultima spiaggia, l'ultima possibilità per ogni habitué di potere, di poltrone e di privilegi.

È il passepartout della finta concordia e della fasulla serietà istituzionale; è il laccio che addomestica la critica più feroce e motivata; é la camomilla che quieta ogni bisogno di novità; é il sedativo ad azione prolungata per migliaia di giovani diplomati e laureati, per legioni in cerca di prima occupazione, pei disgraziati e i disperati che ciondolano senza futuro nelle nostre città.

Pensateci bene: in suo nome non è stato mai scritto neppure un rigo di un libro di Storia (a cominciare da quella patria!) né é stata mai realizzata alcuna scoperta o alcun progresso economico o sociale.

Nessun sogno divenuto realtà, nessuna idea che abbia aperto a nuove conoscenze ha mai avuto a che fare con la "responsabilità". Perché la vita è tutt'altro. E non è che si possa da un lato magnificare (giustamente) Steve Jobs e il suo invito ai giovani ad essere "folli" e, dall'altro, perculare il popolo sovrano con l'appello alla "responsabilità"! E no, signori miei. Non si può.

 

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