Un racconto ricco di pathos, che dal nord della Francia, passando attraverso Roma, l'Abruzzo, Brindisi e Gerusalemme ripercorre una catena di misteri lunga duemila anni. C'è tutto ne "Il segreto della Maddalena", il romanzo di Berardo Silvestri che in questa intervista ad ImpaginatoQuotidiano racconta il suo lavoro, e si racconta.
C'è la Storia, la magia dei numeri e delle lettere, il medioevo, i Templari, i passaggi segreti, ma soprattutto c'è il Santo Graal, la leggenda che per secoli ha affascinato poeti, artisti ed archeologi. Un calice di sangue, le cui origini si perdono nel tempo, o forse il grembo materno della discepola di Gesù.
Un mix di verità e fantasia, che ha una genesi articolata: "La passione per la lettura l'ho sempre avuta, sono un lettore accanito - dice - anche scrivere mi risultava semplice, ma non mi ero mai cimentato prima in maniera organica. Ho iniziato quasi per gioco, poi proseguendo con la stesura, ho approfondito le ricerche".
Le vicende narrate infatti si inseriscono in un quadro storico definito, quello del XII secolo, con le lotte fra il papato e l'impero e le contrapposizioni intestine alla Chiesa. Un romanzo che accontenta gli appassionati di quell'epoca, ma anche gli amanti di intrighi, enigmi e crittogrammi. La mente vola subito a "Il Codice Da Vinci", il fortunatissimo thriller di Dan Brown che ha per protagonista l'intraprendente professor Robert Langdon, genio della simbologia.
Eppure Silvestri rivela di non averlo mai letto quel libro: "A segnare il mio lavoro è stata la lettura di Umberto Eco -precisa- quindi "Il Nome della Rosa", "Il Pendolo di Foucault" e "Il Cimitero di Praga", per citarne solo alcuni. L'ispirazione proviene soprattutto da questo autore e dall'esoterismo che sottende ai suoi romanzi".
"La leggenda del Santo Graal e il presunto rapporto affettivo tra Gesù e Maria Maddalena ha appassionato nel tempo molti studiosi, io ho immaginato di legare il tutto con l'enigma del "Quadrato del Sator" racconta.
Il riferimento è ad un'iscrizione latina in forma di anagramma, composta da cinque parole: Sator, Arepo, Tenet, Opera, Rotas. La loro giustapposizione dà luogo a un palindromo, una frase che rimane identica a se stessa da qualunque lato la si legga. "Ho cercato di dare al quadrato magico un'interpretazione personale, che si incastra bene con la storia che ho raccontato".
E l'Abruzzo? "Anche l'Abruzzo ha un ruolo nel romanzo perché uno dei personaggi principali è Berardo Vescovo dei Marsi, destinato a diventare Santo, del quale porto anche il nome, come molti in questa zona della regione. A lui poi ho legato un altro protagonista, Ugo de Payns, fondatore dell'Ordine dei Templari. I due si incontrano una sola volta nel corso della narrazione, lasciandosi il testimone: dove finisce l'uno inizia l'altro".
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