E’ illegittimo il rendiconto generale della Regione Abruzzo per l’esercizio 2013. Lo ha stabilito la Corte Costituzionale che ieri ha inflitto un altro colpo al governo di centrosinistra già messo a durissima prova dall’esito elettorale. Nel giorno della batosta politica, arriva un’altra epica bocciatura da parte della Consulta: no, la Regione non è capace di approvare bilanci e rendiconti, ormai è chiaro.
Dopo le ripetute sentenze della Corte dei Conti, il Consiglio dei ministri ha impugnato la legge regionale n.16. Nonostante le amicizie romane e le frequenti passerelle in Parlamento, Luciano D’Alfonso non è riuscito a evitare la stangata.
La Consulta ha accolto il ricorso di Gentiloni che contestava un eccesso di competenza della Regione e soprattutto la presentazione dei documenti oltre i termini stabiliti dalla legge, denunciando che la riprogrammazione delle risorse avesse poi determinato un incremento indebito della spesa.
La Consulta ha stabilito un principio sacrosanto e cioè che se la Regione è inadempiente può essere commissariata.
Quindi il Consiglio dei ministri, in presenza di “reiterati e gravi ritardi nell’espletamento delle funzioni primarie da parte dell’ente territoriale, può nominare un commissario: lo consente l’ordinamento che prevede provvedimenti sostitutivi, come la predisposizione del rendiconto” sulla base del potere contemplato dall’articolo 120, secondo comma della Costituzione”.
Proprio così: l’art. 120 attribuisce al Governo il potere di sostituirsi a organi delle Regioni, delle Città metropolitane, delle Province e dei Comuni “nel caso di mancato rispetto di norme e trattati internazionali o della normativa comunitaria oppure di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica, ovvero quando lo richiedono la tutela dell’unità giuridica o dell’unità economica e in particolare la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, prescindendo dai confini territoriali dei governi locali.
In particolare, il Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro competente per materia, assegna all’ente interessato un congruo termine per adottare i provvedimenti dovuti o necessari; decorso inutilmente tale termine, il Consiglio dei ministri, sentito l’organo interessato, su proposta del Ministro competente o del Presidente del Consiglio dei ministri, adotta i provvedimenti necessari, anche normativi, ovvero nomina un apposito commissario”.
Ed è quello che rischia ora la Regione Abruzzo. La Consulta ha inoltre osservato che la Regione – ferma all’esercizio 2012 nella predisposizione e approvazione dei rendiconti, “potrebbe – anzi dovrebbe – effettuare le operazioni necessarie per recuperare immediatamente, in modo costituzionalmente corretto, tutti gli adempimenti scaduti inerenti ai rendiconti successivi”.
In tal modo, potrebbe recuperare contestualmente un arretrato assolutamente anomalo e applicare, nel loro corretto ordine sequenziale, le misure eccezionali adottate dal legislatore statale per porre rimedio alle situazioni di grave sofferenza economico-finanziaria degli enti territoriali.
ps: E ripristinare la trasparenza dei conti. Se non lo farà, arriverà il commissario. Dalfy e Paolucci, assessore al Bilancio, sono avvisati già da tempo.