Non sono servite le preghiere del governatore Luciano D’Alfonso, inginocchiato in chiesa nella giornata di ieri a capo chino a pregare per sé e forse anche per il suo partito: l’Abruzzo dalle 23 di ieri è quasi completamente giallo, il quasi-cappotto dei Cinquestelle conferma l’andamento dell’ultimo sondaggio di febbraio di Alessandra Ghisleri per Silvio Berlusconi.
Non c’è preghiera che tenga, il Movimento Cinquestelle anche in Abruzzo veleggia oltre il 30 per cento ma il dato più significativo è il tracollo del Pd che in Abruzzo si ferma al 14,5 per cento nonostante la Regione a guida centrosinistra, circa 4 punti al di sotto del dato nazionale: ai livelli della vecchia Margherita. Eppure la sfida di Dalfy, la promessa fatta a Renzi, l’impegno e forse la posta in gioco per la candidatura del presidente della Regione era portare più voti al Pd nazionale: è successo esattamente il contrario, come era avvenuto per il referendum. Giù che più giù non si può, nonostante la campagna elettorale a tappeto, le saghe le convention i megafoni e i comici.
Forza Italia fa flop, un flop inatteso e si attesta intorno al 14 per cento e viene superato da Salvini col 17 e passa per cento che a questo punto diventa il leader indiscusso del centrodestra, mentre Liberi e Uguali oscilla tra il 3 e il 5 per cento e paga profumatamente lo scotto della mancanza di candidati del territorio.
Ma in Abruzzo Forza Italia va meglio, e strappa due seggi uninominali: uno alla Camera e l’altro al Senato. Entrano infatti Antonio Martino e Gaetano Quagliariello.
Non classificata la Lorenzin neppure in Abruzzo nonostante la presenza della sottosegretaria Federica Chiavaroli.
Se questi dati venissero confermati, il Movimento cinquestelle in Abruzzo prenderebbe al Senato.
2 seggi alla Camera e due al Senato per gli uninominali, mentre al Proporzionale della Camera altri 4 seggi, altri 3 andrebbero al centrodestra e due soli al Pd, probabilmente quelli di Camillo D’Alessandro e di Stefania Pezzopane.
Un flop su tutta la linea per la classe dirigente abruzzese ma anche per l’opposizione di centrodestra, e soprattutto per gli azzurri di Silvio Berlusconi che da poco si erano ridestati dopo una lunghissima ibernazione certi di una vittoria che non è arrivata. Forza Italia e il suo coordinatore Nazario Pagano adesso pagheranno le esclusioni illustri nella scelta delle candidature.
I musi lunghi si vedevano già ieri sera sugli schermi delle televisioni, mentre i rappresentanti del Pd si leccavano le ferite consolandosi col dato che almeno il partito di Renzi sarebbe stato comunque il secondo partito.
Se i dati venissero confermati, 1 collegi0 andrebbe al centrodestra (Quagliariello) e l’altro ai Cinquestelle (Primo Di Nicola). Il proporzionale del Senato sarebbe così ripartito: 2 seggi ai 5stelle, 1 a Forza Italia, 1 al Pd e 1 a Salvini.
La Camera uninominale: 4 seggi ai 5stelle e uno al centrodestra. Al momento, questa è la situazione: nessuna possibilità a L’Aquila è in vantaggio il candidato del centrodestra Antonio Martino, che con il 42% distanzia di 9-10 punti Giorgio Fedele, che ottiene il 32%. Negli altri collegi è in vantaggio il M5S: a Teramo Antonio Zennaro è al 40%, mentre per il centrodestra Lucrezia Rasicci è al 34.5. A Pescara verso la vittoria Andrea Colletti (M5s), al 40% su Guerino Testa (centrodestra) con il 34%. A Chieti-Sulmona l’altro deputato uscente pentastellato Daniele Del Grosso, con il 41% prevale su Emilia Di Matteo(centrodestra), che ottiene il 33,4%. Nel collegio Lanciano-Vasto Carmela Grippa del M5s è al 43,6%, ed è in vantaggio su Enrico Di Giuseppantonio (Centrodestra), al 33,3%.
Alle 23 aveva votato il 74 per cento degli aventi diritto, alle 29 l’affluenza era stata del 58,42 per cento.
Per ora il quadro è questo. Solo in mattinata si potranno avere aggiornamenti. Ma se i dati saranno confermati, come d’altronde i sondaggi e gli umori lasciavano immaginare (basti pensare ai test importantissimi che i comunicatori fanno sui social: i commenti nei confronti del governatore Luciano D’Alfonso erano diventati velenosi e ferocissimi, tanto che lo staff è stato costretto in più occasioni a cancellarli), queste elezioni in Abruzzo saranno servite soltanto a garantire la fuga a Roma di Dalfy e del suo fedele scudiero Camillo D’Alessandro. Che lasciano un partito ridotto ai minimi termini, una Regione in ginocchio, una maggioranza inesistente. Senza neppure avere la certezza di quando si tornerà a votare alla Regione per voltare finalmente pagina.
ps: e a questo punto se l’Abruzzo andrà al governo, non sarà certo con D’Alfonso.