Rifiuto alla mediazione: perché lo scetticismo non porta buoni frutti


Nuovo appuntamento con la rubrica Ri-mediamo curata da Teresa Lesti


di Teresa Lesti
Categoria: RiMediamo
26/02/2018 alle ore 12:11



Nella mia esperienza professionale molte volte ho riscontrato una chiusura e uno scetticismo importanti verso il percorso di mediazione familiare.

Come mai questo rifiuto? Semplice! Nel momento di buio, di massima fragilità, di rabbia profonda e di non accettazione della fine di una relazione, dell’altro e di noi stessi rispetto all’investimento fatto, non c’è spazio per il “nuovo” incontro che avviene con la mediazione.

Non ho mai detto che la mediazione familiare sia semplice per le persone, è un percorso difficile, ma, pieno di verità e di nuovi riconoscimenti, indispensabili per andare avanti oltre il lutto di una separazione verso delle nuove relazioni.

In fondo nulla muore, ma tutto si trasforma e nella stanza di mediazione accade proprio questo miracolo: la la rivisitazione, il rinnovamento e la trasformazione di legami profondi ed incancellabili che ci permettono di intravedere una luce nuova con cui illuminare, ancora, la nostra strada e quella delle persone che amiamo.

E’ davvero possibile eliminare un uomo o una donna che è anche, tra l'altro, il genitore dei nostri figli?

Molto spesso in un primo momento il desiderio di molte persone è proprio questo, cancellare, dimenticare, chiudere qualunque tipo di contatto o di relazione con l’altro genitore, delegando ad altri, per esempio all’avvocato, l’accordo di separazione.

Le persone che scelgono questa strada lo fanno perché sentono di doversi tutelare, proteggere da un impatto che potrebbe per loro essere rovinoso!

Ma in fondo è solo un bisogno apparente e legato alla grande fragilità che si sta attraversando.

L’unico modo per superare davvero la fase della separazione è quella di affrontarla, con coraggio, con paura, con rabbia, con tutto quello che si ha nell’anima, ma accettarla ed accettare il fatto che le relazioni possano evolversi, le persone allontanarsi o non riconoscersi più in un legame che avevano insieme costruito.

Solo chi ha attraversato il lutto della separazione fino alla fine, schiacciato da un senso di angoscia, fallimento e smarrimento profondi può capire e comprendere appieno queste righe!

Anche noi mediatori, se facciamo con professionalità ed umiltà il nostro lavoro, possiamo capire, perché con empatia, insieme alle coppie, navighiamo con loro attraverso tutto questo dolore verso un nuovo porto.

Non credo che si possa approdare davvero a terra senza una traversata faticosa, ma forse, questo, è solo un mio pensiero!

Dico sempre alle coppie con le quali lavoro di non avere paura di quello che si sente, neanche dei sentimenti più bui o negativi, perché in fondo sono nostri, appartengono a noi e solo se li ascoltiamo fino all’ultimo “sussurro” possiamo trasformarli in qualcosa di diverso e di migliore per noi stessi e poi per le relazioni che viviamo.

Consapevole del fatto che questo sia solo un semplice articolo e che le motivazioni, le spinte interiori possono provenire soltanto dall’interno di ciascuno di noi, spero che qualche lettore che fino ad oggi ha respinto un percorso di aiuto come quello della mediazione, leggendomi, abbia lo stimolo di venire a chiedere cosa sia davvero…e se fa al proprio caso….

…magari si…magari no….ma, come dico sempre io, è una opportunità che sa di buono, per noi adulti e per i nostri figli, se ne abbiamo!

La paura, il dubbio e la diffidenza verso una strada, se oltrepassati, ci aprono gli orizzonti più ricchi!

Ciò che è semplice è comodo, ma è ciò che è scomodo che rappresenta la via per l’evoluzione, la crescita ed il cambiamento. L’essere umano ha dentro di sé tutto questo!

 

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