Rigopiano e l'affronto del comizio in chiesa


Non è la prima volta che D'Alfonso scappa, per fuggire da un interlocutore scomodo, da una domanda imbarazzante oppure come è successo martedì


di Lilli Mandara
Categoria: Maperò
22/02/2018 alle ore 11:16

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Non è la prima volta che D’Alfonso scappa, per fuggire da un interlocutore scomodo, da una domanda imbarazzante oppure come è successo martedì, dai parenti delle vittime di Rigopiano.
Il comizio Pd nella chiesa dei funerali è un affronto, una provocazione, una profanazione secondo i familiari che si sono radunati ad Atri lì sotto Sant’Agostino per urlare tutta la loro indignazione e il loro dolore.

In realtà Sant’Agostino è tornata a svolgere la funzione di chiesa vera e propria solo dopo il crollo di una parte della cattedrale in seguito al terremoto del 2016. Non è mai stata sconsacrata, ma come spiega il sindaco Gabriele Astolfi, la sua consacrazione era stata sospesa, proprio perché le messe si svolgevano nella cattedrale. Poi, dopo il terremoto, è tornata alla sua funzione originaria ma grazie a un accordo tra vescovo e Comune, da tempo viene utilizzata anche come auditorium e spazio per i convegni. Quindi, a rigore di legge, un comizio ci poteva pure stare. Ma solo a rigore di legge.

Ma è mai possibile che il segretario del Pd di Atri chieda l’autorizzazione per fare il comizio proprio in quello spazio? Possibile che non si tenga conto del fatto che soltanto un anno fa lì è stato celebrato il funerale delle vittime?

“Questione di stile, di sensibilità certo – spiega il primo cittadino – Io stesso in questo periodo, le riunioni con i miei alleati politici le organizzo altrove. Non mi salterebbe mai nella testa di farle a Sant’Agostino”.

Forse un’ingenuità. Ma che il Pd ha pagato a caro prezzo. E ciò che ha fatto infuriare ancora di più i familiari delle vittime è stata la fuga di D’Alfonso che  a metà percorso (si trovava già a Pineto, una volta raggiunto al telefono da qualcuno che lo ha avvertito della protesta in corso davanti alla porta della chiesa) ha fatto inversione e si è diretto verso Notaresco, dove lo attendeva un’altra riunione politica. Una fuga bella e buona e non è la prima volta che il presidente della Regione si trova a dover fronteggiare l’ira dei familiari delle vittime, che lo ritengono responsabile della tragedia di Rigopiano e dei mancati soccorsi.

“Lo hanno avvertito, gli hanno detto “ci sono quelli di Rigopiano-si sfoga Giampaolo Matrone, uno dei sopravvissuti, che a Farindola ha perso la moglie- e il signor D’Alfonso non è venuto”. “Si permettono di fare il comizio in questa chiesa dove l’anno scorso ci sono stati tre funerali”.

Proprio qui fu dato l’ultimo saluto a Cecilia Martella, dipendente dell’hotel Rigopiano, Claudio Baldini Sara Angelozzi.

“D’Alfonso ci deve dare spiegazioni: perché quel 18 gennaio non ci sono venuti a salvare, perché ci hanno lasciato morire come topi?”

ps: lui, il governatore, non ha detto una sola parola dopo questa fuga, ha solo promesso agli atriani che il 3 tornerà ad Atri per recuperare il comizio di martedì, magari in altro luogo. Ma è giorno di silenzio elettorale, e sicuramente non manterrà la promessa.

 

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