Detto fatto: Dalfy chiede, Lolli esegue. Ma la delibera numero 39 del 2 febbraio scorso, quella con la quale la Regione Abruzzo autorizza il governatore Luciano D’Alfonso a fare campagna elettorale, è una delibera farlocca. O illegittima, c’è da scegliere.
Insomma, la giunta (assenti Di Matteo, Gerosolimo e Sclocco), approva il fatto che il presidente non faccia il presidente, o che lo faccia a scartamento ridotto, e che pertanto (lo decide lui) il suo stipendio verrà decurtato di un terzo.
In pratica, la delibera dice che siccome Dalfy è candidato al Senato, e siccome ha manifestato l’esigenza “di essere ulteriormente supportato in campagna elettorale dalle persone fisiche e giuridiche che collaborano nella gestione dell’Ente Regione nel disbrigo delle questioni istituzionali”, e siccome ha sollecitato la massima collaborazione da parte del vicepresidente “nella sovrintendenza quotidiana delle necessità della Regione per il disbrigo di tutte le attività di ordinaria e straordinaria amministrazione”, siccome tutto questo, allora ne prende atto e incarica Lolli di fare le veci di Dalfy.
Poi, per carità, la delibera dice anche che la macchina di rappresentanza sarà usata dal presidente solo per i compiti istituzionali e che lui userà solo il telefono suo personale e che, ciliegina sulla torta, le sue competenze economiche saranno decurtate di un terzo, “in considerazione del tempo dedicato alla campagna elettorale”, e con tutto questo carico di buone intenzioni viene firmata da Fabrizio Bernardini, in questo caso nelle vesti di segretario di giunta, perché il segretario di giunta vero e proprio cioè Daniela Valenza chissà perché non firma.
Adesso, posto che è difficile dimostrare che il presidente faccia campagna elettorale solo per un terzo della giornata, e che non usi i mezzi della Regione quando fa campagna elettorale, la Giunta non potrebbe autorizzare nessuno e tantomeno il presidente a fare campagna elettorale. Un pasticcio, una presa per i fondelli.
ps: Inutile questo sfoggio di rigore: rigore e correttezza veri avrebbero voluto che Dalfy si dimettesse. Punto e basta.