Bisogna imparare ad amarsi, bisogna imparare a lasciarsi


Dal palco dell'Ariston le parole su cui riflettere e ragionare, in chiave di mediazione familiare


di Teresa Lesti
Categoria: RiMediamo
12/02/2018 alle ore 11:49



Sul parco dell’Ariston, attraverso una melodia dai toni caldi ma al tempo stesso intensi e ben cadenzati, nella canzone della  Vanoni e di  Pacifico si parla di mediazione.

Nel testo ritroviamo un inno all’amore, un richiamo alla vita con le sue fasi : le albe, i tramonti, i colori accessi e le sue sfumature.

Nel ritornello si urla con calore e forza il bisogno viscerale dell’uomo di amarsi, di amare, di imparare a lasciare andare, di ricercare sempre e comunque un “senso di felicità”.

Mai come nella stanza di mediazione ho sperimentato e condiviso empaticamente con i mie mediati la loro esigenza di comprensione, di riconoscimento e di accompagnamento rispetto ad un “sentire” che con prepotenza irrompe nel loro animo e che spesso loro da soli hanno paura di ascoltare e di accogliere. La libertà è una spinta meravigliosa che è insita nell’amore, quando nasce, quando si esprime e, al tempo stesso, quando tramonta.

Ecco, nella canzone della Vanoni ho sentito questo: un bisogno di libertà e di consapevolezza che sono presenti anche nelle nostre “stanze” di mediazione.

Il testo canta

“ giorno per giorno senza sapere cosa mi aspetta…..gioia e tristezza sempre davanti, stanze vicine comunicanti…in fondo sentire che niente finisce mai è un tempo infinito il presente non passerà…

….bisogna imparare ad amarsi in questa vita, bisogna imparare a lasciarsi quando è finita….vivere ogni istante così saremo vivi…

gabbia di ossa e libero il cuore…. hai preso dolcezza da ogni dolore…

… conservo l’infanzia la pratico ancora e la seduzione mi affascina sempre, in fondo sentire che esisti felicità…

…abbracciami ancora una volta mi basterà…

….bisogna imparare ad amarsi, bisogna imparare a lasciarsi….per tornarsi… giorno per giorno senza sapere cosa mi aspetta ma io voglio vedere!"

Emergono con forza Il flusso della vita, dell’amore, di un presente infinito che vive di un passato e di un futuro che fa capolino se andiamo a vedere; nel testo ritroviamo la scelta di vivere ogni istante di un processo inevitabile di sentimenti, di cambiamenti, di incontri, di arrivederci, di nuovi amori o di amori ritrovati e tutto questo attraverso la cura e la riscoperta di noi stessi.

Convivono nella canzone, come nella stanza di mediazione, l’irreversibilità dei sentimenti, dei cambiamenti e dei bisogni dell’essere umano con il loro timore, la loro ricerca ed il loro desiderio di sbocciare di nuovo.

Noi mediatori percepiamo il loro rumore, il loro dolore, il loro peso e poi la loro libertà: in fondo non c è volo senza decollo, non c è una nuova terra senza un atterraggio, a volte anche pericoloso o avvertito come tale!

La canzone contiene degli spunti interessanti, delle note che cantano dei sentimenti presenti nella vita e quindi nella stanza di mediazione: il fragore dei sentimenti che nascono e che muoiono, la difficoltà di lasciarli andare o di ritrovarli in qualcosa di diverso.

Oggi l’articolo è dedicato alla coppia….ad un uomo e ad una donna che prima di essere genitori sono persone che portano la loro anima e i loro sentimenti e che noi mediatori accogliamo, rispettiamo ed accompagniamo verso un nuovo volo.

Grazie Ornella e grazie alla musica che canta sentimenti che appartengono a ciascuno di noi.

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