Nel 2017 in Abruzzo hanno chiuso i battenti 600 imprese artigiane, questo il dato emerso dallo studio messo a punto da Aldo Ronci per conto della CNA Abruzzo.
I risultati dell’indagine sono stati presentati ieri, 7 febbraio, alla sede regionale della Confederazione. Tra i presenti anche Savino Saraceni e Graziano Di Costanzo, rispettivamente presidente e direttore regionale della CNA.
L'allarme lanciato da Ronci evidenzia come le chiusure siano diffuse sul tutto il territorio abruzzese: Chieti la prima provincia con 216 unità in meno, a seguire L’Aquila con 160, Pescara con 138 e Teramo con 81 cessazioni. Questo ha portato il numero di imprese artigiane a poco più di 30.000, circa 5.000 in meno rispetto al 2012, con un dato in flessione stimato al 12,77%, quasi il doppio rispetto al 7,73% della media nazionale.
Tra le micro imprese in decremento troviamo aziende del settore costruzioni (-117 a L’Aquila e -100 a Chieti), il ramo manifatturiero (-56 a Chieti) e quello dei trasporti (-36 a Pescara).
In controtendenza altri settori come pulizia e giardinaggio (+17 a Pescara) e i servizi alla persona (+11 a L’Aquila e +10 a Teramo).
Il dato che stupisce è, invece, la crescita delle imprese ‘in generale’, infatti a dicembre 2017 la variazione registrata è stata positiva: 563 unità in più, frutto della differenza fra le 8.144 nuove iscrizioni e le 7.581 cancellazioni.
Saraceni, in merito ai dati presentati, ha osservato che: “È da sei anni che il nostro settore subisce una caduta, facendo perdere all’Abruzzo un grande patrimonio di esperienze e conoscenze imprenditoriali, che si traduce in un dramma sociale per famiglie costrette a reinventarsi un futuro. Non cerchiamo colpevoli per questo stato di cose, ma è anche vero che la Regione si mostra sorda alle nostre ragionevoli richieste, fatte di misure che avrebbero potuto dare sostegno al settore”.
“Dal 2009 - specifica Di Costanzo - la legge quadro sull’artigianato, è rimasta del tutto inapplicata, senza alcuna previsione di stanziamento nel bilancio dell’ente. Insieme alle altre associazioni di categoria, a dicembre, in sede di approvazione dello strumento finanziario della Regione, avevamo proposto un pacchetto di misure che con 7 milioni di risorse avrebbe avuto un impatto determinante su circa 3mila imprese, generando qualcosa come 5/700 posti di lavoro. Ma non abbiamo avuto risposta”.