C’è un’agitazione incomprensibile, a prima vista, che riguarda tantissimi candidati che non saranno eletti. Che sono stati messi lì come portatori d’acqua. Non è semplice mobilitazione di partito, proprio no.
Non si spiegherebbe il livore, la genuflessione al grande capo Luciano D’Alfonso, o al capo di turno, il presenzialismo, gli insulti in qualche caso distribuiti via Facebook a chi la pensa diversamente. Un’esposizione che non parla solo di generosità o di passione civile o politica, proprio no. C’è altro, ben altro.
Qualcuno, ma forse è proprio quello che si agita meno, lo ha ammesso: “La mia è una candidatura di bandiera ma mi rifarò alle Regionali”, ha detto Toni Castricone, in fondo il più dignitoso di tutti.E’ questa la parola magica: le prossime elezioni regionali. Ed è qui che occorre aprire gli occhi perché il 4 marzo gli abruzzesi decideranno le candidature al Parlamento ma anche e soprattutto il prossimo assetto della Regione.
I giochi sono fatti: Dalfynon se ne va senza essere sicuro che al suo posto potrà lasciare una squadra di fedelissimi. A prescindere da chi sarà il prossimo candidato presidente. E distribuisce promesse (e poltrone) per tutti. Tanto, decide tutto lui.
E i posti da consiglieri sono già stati promessi: tanto, che vincano o perdano che importa, l’importante è assicurarsi una poltrona comoda e ben remunerata. E così tra i prossimi sicuri candidati a sedersi sugli scranni del Pd ci saranno: l’attuale presidente della Provincia Antonio Di Marco, il primo della lista, altrimenti perché farebbe da mesi e mesi la controfigura di D’Alfonso; Moreno Di Pietrantonio, altra ombra del presidentissimo; Toni Castricone, ma anche Gianluca Fusilli, che ha accettato il terzo posto al proporzionale del Senato, dopo Dalfy e dopo addirittura Cristiana Canosa, il più attivo in questi giorni e che ha addirittura scritturato un fumettista per lanciare la sua candidatura priva di qualsiasi speranza.
Ma poi anche Antonio Blasioli, un anno fa grande antagonista di D’Alfonso e poi conquistato sulla via di Damasco (o meglio, su quella dell’incarico di vice sindaco, e della promessa di un posto al sole alla Regione), Antonella Allegrino candidata permanente, la consigliera provinciale Silvina Sarra, il sindaco di Città S.Angelo Gabriele Florindi, la stessa preside dell’Istituto alberghiero di Pescara Alessandra Di Pietro, la più agitata tra le donne.
Accadrà tutto questo, a meno che. A meno che il 5 marzo, come già minacciato da molte frange democrat scontente delle scelte sulle candidature, la base Pd non chieda la testa dell’attuale segretario regionale, evitando così che la Regione resti in balia di Dalfy, che vorrebbe continuare a manovrare tutto dalla sua calda poltrona di senatore.
ps: A meno che il Pd prenda così pochi voti il prossimo 4 marzo, da giustificare uno “sciogliete le truppe”. Probabile, eh.
twitter@ImpaginatoTw