Facciamo un gioco.
Prendiamo la Federazione del Calcio italiano che dopo la scoppola della mancata partecipazione ai Mondiali è andata alla conta. Tavecchio impresentabile, titolavano i giornali. E allora che si voti per il cambiamento.
Ma nessuno si è messo davvero d'accordo per un nome unitario e così i tre candidati (tra cui l'abruzzese Gravina) non svettano sugli altri. Un magro pareggio. E adesso? Il commissariamento.
Sigh: ergo, una provvisorietà che da eccezionale diventa standard, comune, consuetudinaria.
Prediamo adesso le liste elettorali per le prossime elezioni politiche. Bilancino, manuale Cencelli, quote, rappresentatività? Magari. Qui ci sono regioni che stanno facendo i conti con nomi calati dall'altro, come sempre dirà qualcuno. Ma stavolta è diversa.
Ce ne sono tanti. E interi pezzi di rappresentatività delle comunità locali sono rimasti afoni. Che succederà? Il commissariamento ideale della politica.
Almeno fino a quando non si tornerà a dare davvero voce ai campanili, quei soggetti che se da un lato sono croce e delizia dell'Italia, dall'altro ne incarnano la pura identità.
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