E' Stefano Parisi, la ceralacca del futuro accordo: non un vincente, ma un collante


Mister Chili era già lì, ansioso di dire di si. Fatto fuori dai tavoli della coalizione, altro non gli restava


di l'innocente
Categoria: CapoVerso (rubrica innocente)
26/01/2018 alle ore 11:58



Più che un candidato Stefano Parisi sembrò una ceralacca. Una resina adatta al sigillo del governissimo. Con la Regione Lazio che, quindi, resta nelle mani del piddino Nicola Zingaretti come pegno di buona volontà. Ovvero, l'accordo per varare l'unico governo possibile, auspicabile e fattibile agli occhi dell'Unione europea e del garante Mattarella.

E' andata così. Dopo tanta ricerca, dopo tanti sondaggi tantissima pena, Parisi risultò l'unico adatto: la ceralacca, per l'appunto. Non un vincente, ma un collante. Più di qualsiasi altro candidato, il manager romano, già giovane socialista e già aspirante sindaco meneghino per il centrodestra, dava le dovute garanzie.

Prima fra tutte quella di un insuccesso certo, poichè nessuno dotato di senno potrebbe mai credere davvero ad una sua vittoria nel Lazio.

Ed è proprio con questa carta nella manica, con questo argomento così convincente che Silvio Berlusconi è rientrato dalla due giorni di Bruxelles nella quale ha rassicurato col più classico dei suoi "ghe pensi mì" i ritrovati parenti coltelli del Partito popolare europeo. Anche perché per dar corpo e sostanza al tacito accordo e dar prova di affidabilità, il Cavaliere ha sacrificato la possibile conquista della regione Lazio.

Non certo con l'allenatore del Trastevere calcio Sergio Pirozzi che - in forza della tragedia di Amatrice - s'era fatto convincere da Francesco Storace (in odio della Giorgia Meloni) a scalare la Pisana e nemmeno col guru Fabio Rampelli che la leader di Fratelli d'Italia aveva indicato nel tentativo di stoppare la perniciosa guerriglia alla sua destra.

No, non con quei due. Ma con lo spigoloso, urticante eppur efficace Maurizio Gasparri, l'unico anche per le decine di sondaggi commissionati ad avere una chiara chance di vittoria. Il solo, fatta salva una - ad ora - improbabile valanga pentastellata. Zingaretti però era già il punto d'incontro: abbastanza renziano e gentiloniano, ma anche gradito a Massimo D'Alema che infatti solo per lui ha imposto l'accordo col Pd a quel caravanserraglio di Liberi e Uguali. Uno capace di mantenere ottimi rapporti con Gianni Letta e pure con Antonio Tajani.

Perciò, quello giusto. Concordato il percorso e rassicurato Gasparri, ecco che quindi il Cavaliere tira fuori il nome: Stefano Parisi. Che era già lì, ansioso di dire di si. Fatto fuori dai tavoli della coalizione, altro non gli restava. Meglio di niente, la ceralacca.

 

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